Occidente, Europa, democrazia
Nell’Italia dei Comuni, issata sul carroccio, serviva per segnalare pericoli e veniva suonata alla vista dei nemici o durante una battaglia. Nella sua Nuova Cronica, Giovanni Villani la descrive così: «quando l’oste era bandita, uno mese dinanzi dove dovesse andare, si ponea una campana… e quella al continuo era sonata di dìe e di notte, e per grandigia di dare campo al nimico ov’era bandita l’oste, che s’apparecchiasse. E chi la chiamava martinella, e chi la campana degli asini».
Nell’Italia della Repubblica, rimpicciolita e ingentilita, la martinella è invece un innocuo strumento nelle mani del Presidente del Senato, che la fa squillare all’inizio e alla fine delle sedute. Oppure, a reminiscenza dell’antica funzione – di segnalazione di una “oste” che sta per nascere -, quando il dibattito si accende, l’Aula si surriscalda, e qualcuno va oltre le regole.
Càpita, sfortunatamente.
Se, metaforicamente, prendo la martinella a simbolo per raccogliere e introdurre questi scritti di un anno di Presidenza, è per segnalare qualche allarme su cui ho cerato di soffermare la mia attenzione, quella dei colleghi, delle istituzioni e delle forze politiche, e ora, se lo vorranno, quella dei lettori.
Sono soprattutto tre i rintocchi che hanno suonato nel corso del 2001: l’Occidente, l’Europa, la nostra democrazia.
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Introduzione p. VII.