I Presidenti delle Camere PERA e CASINI hanno promosso la manifestazione “Per l’avvenire dell’Europa”, con l’obiettivo di dare impulso ad un programma di iniziative sui temi del futuro dell’Unione. L’evento si è svolto il 30 novembre 2001 nell’Aula di Palazzo Montecitorio.
Intervento del presidente Marcello Pera
Signor Presidente della Repubblica, signor Presidente della Camera, signor Presidente della Commissione europea, autorità di Governo, cari colleghi, come già ha ricordato il Presidente della Camera, siamo sul tema dell’Europa, alla vigilia di un appuntamento importante e di un evento epocale. L’appuntamento importante è il prossimo vertice di Laeken, l’evento epocale è l’entrata in vigore e in circolazione, da qui a poche settimane, dell’euro. Gli illustri relatori che abbiamo invitato per questo incontro diranno se siamo pronti, come siamo attrezzati, che cosa abbiamo fatto e che cosa altro intendiamo fare, partendo, ovviamente, dal presupposto che altro dobbiamo fare. Per parte mia, intendo limitarmi ad alcune informazioni sulle iniziative che abbiamo preso come Parlamento e, in particolare, come Senato e poi, brevemente, a qualche riflessione e domanda. La Giunta per gli affari europei ha predisposto una relazione articolata, dettagliata e consapevole dei problemi, sullo «stato dell’Unione», se cosí posso sintetizzare. L’aula ha tenuto un dibattito cui hanno partecipato tutti i gruppi politici e, posso dirlo con orgoglio, ha approvato, praticamente all’unanimità, una mozione unica. Questo è un evento importante che si aggiunge all’altro, quello riguardante l’impegno militare dell’Italia nella lotta contro il terrorismo, anch’esso largamente condiviso. Stanno a significare, quei due voti, che l’Italia è unita sui temi dell’Europa e della politica internazionale. All’iniziativa di oggi, altre seguiranno. I Presidenti di Camera e Senato organizzeranno, nel corso del nuovo anno, altri quattro incontri in diverse città d’Italia dedicati ad altrettanti temi fondamentali per il futuro nostro e per quello dell’Europa: l’identità dell’Europa e il multiculturalismo, per dibattere sulle nostre comuni origini e storia; i partiti politici europei, perché come è stato detto da illustri personalità, abbiamo la consapevolezza che finché l’Europa non diventerà il terreno di contesa politica di partiti a dimensione e cultura europea, essa resterà un’entità lontana ed estranea ai cittadini; il tema delle competenze dell’Unione, cioè delle istituzioni e dell’architettura che vogliamo dare all’Europa per farne davvero una patria comune; e infine il tema dell’istruzione e della ricerca, perché è soprattutto da una comune educazione che dipenderà la cittadinanza europea. A queste iniziative, ne aggiungo una che riguarda il solo Senato. Mantenendo ferme le competenze della Giunta per gli affari europei, anzi allo scopo di valorizzarle, stiamo istituendo presso ciascuna Commissione di merito dei «Comitati pareri Europa», con lo scopo immediato di valutare, per ciascun disegno di legge d’iniziativa parlamentare e governativa, la sua omogeneità, congruità, rispondenza ai parametri europei, e con lo scopo più a lungo termine di coinvolgere tutti i senatori (ciascuno dei quali è impegnato in almeno una Commissione di merito) nel dibattito europeo e, attraverso i senatori, tutti i cittadini. Insomma, fornire una sorta di «marchio di garanzia europea» ai nostri provvedimenti ci sembra un modo efficace di far uscire l’Europa dal limbo delle discussioni fra élite. E ora le riflessioni e le domande. Euro significa moneta unica, e moneta unica certamente significa mercato unico e economia unica. Ma un’economia unica spinge nella direzione di una cittadinanza unica e anche nella direzione di un Governo unico. Alla lunga, non potremo avere un mercato unico senza che gli attori di quel mercato, cioè ciascun cittadino, non richiedano e non si riconoscano in un unico Governo che, a quel punto, non potrà soltanto essere il solo governo dell’economia, ma anche un governo politico nel senso più ampio. Ora, si ha una cittadinanza unica laddove si hanno valori e princípi unici o almeno condivisi. Domanda: l’Europa ha questi valori e principi condivisi ? La mia risposta è: sí, li ha, e comunque li può pescare nel serbatoio della sua cultura e della sua storia. Seconda domanda: l’Europa, oltre ad avere questi valori e princípi condivisi, intende riconoscerli ? Risposta: sí, intende riconoscerli con una Carta comune dei diritti, la quale sortirà un effetto positivo tanto meno sarà un elenco declamatorio e prolisso o un insieme rapsodico di desideri insoddisfatti. Terza e più impegnativa domanda: oltre ad averli e volerli sancire con una Carta, l’Europa questi valori e princípi condivisi intende anche difenderli con una politica e un’azione comuni, specie in un momento come l’attuale in cui essi sono minacciati, oppure si trova incerta e in difficoltà e regredisce alle politiche dei singoli Stati-Nazione ? Qui non ho una risposta chiara: dico solo che vorrei vedere un’Europa integrata e non un’Europa alla spicciolata. Una riflessione ancora sulle istituzioni comuni, l’architettura che andremo a disegnare dopo Laeken. Tutti gli Stati europei, nel processo di integrazione, perderanno sovranità. L’integrazione comporta una devoluzione verso l’alto, verso centri di decisione sovranazionali. Dovremo riflettere anche su una devoluzione verso il basso, quello che si chiama il decentramento o il federalismo. Perché, se al processo di integrazione non corrisponde un parallelo processo di autonomia, l’esito potrebbe essere un aumento rischioso della distanza fra il luogo in cui avviene la vita dei cittadini e il luogo in cui si prendono le decisioni che riguardano quella vita. Vogliamo un’Europa integrata, ma vogliamo anche un’Europa più trasparente, più democratica. Siamo certamente tra i paesi che hanno più orgoglio europeista. Anche culturalmente abbiamo nella nostra storia i germi che ci spingono verso l’integrazione. Non dobbiamo perdere l’appuntamento. Ma se non vogliamo perdere l’appuntamento, dobbiamo fare in modo che l’Europa diventi il luogo della soddisfazione dei nostri bisogni: di benessere, di stabilità, di pace, di sicurezza, di solidarietà. O il cittadino europeo percepirà chiaramente che l’Europa è il luogo effettivo di soddisfazione di questi bisogni o l’Europa resterà, per lui, una costruzione intellettuale e fredda. Dobbiamo lavorare per riscaldarla, questa idea. Grazie (Applausi).