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Articolo su “Ulisse”

01 Aprile 2002

“La città della prudenza”. 

La città della prudenza Il Presidente del Senato, lucchese doc, ci spiega la Lucca di oggi alla luce della sua storia. Che non contempla “eccessi”. Ulisse, aprile 2002 «Ancora negli anni Ottanta, al tempo dei miei soggiorni nelle università americane, per spiegare dove fosse Lucca dovevo parlare di una città between Florence and Pisa. Per un lucchese questa era un”umiliazione terribile. Ora la situazione è cambiata, per fortuna. Lucca è diventata una meta turistica, di un turismo particolare, speciale.

Vorrei dire, discreto, colto. Ed io mi sono vendicato: non pochi amici americani hanno comprato casa a Lucca e vengono qui a godersi le loro vacanze».Al professor Marcello Pera, lucchese doc, che oggi siede sul più alto scanno del Senato, abbiamo chiesto di raccontarci Lucca e di svelarci il piccolo mistero di una città mai dominata e mai dominante che ha saputo conservare nel tempo una sua inconfondibile identità. Partiamo da una definizione di Guido Piovene che ha parlato di «una città esemplare il cui disegno storico si conserva quasi intatto ed è compreso in un solo sguardo».Città-Stato. «Quel disegno va ben oltre il dato urbanistico o architettonico. Lucca è stata per qualche secolo città-Stato e Repubblica autonoma. Dello splendore economico e politico di quel tempo sono rimaste tracce profonde nella città che poi si è felicemente e vitalmente inserita nello Stato unitario. Sono rimaste tracce nel costume e nel temperamento dei suoi cittadini. È rimasto quell”aspetto della moderazione, della tolleranza, del dialogo, dell”inclinazione agli accordi che la rende così diversa dalle altre città toscane. Insomma, come lo chiamiamo a Lucca, è rimasto il “garbo”».

Virtù davvero particolari. «Sono caratteristiche proprie, non so se ad esse corrispondano comportamenti virtuosi. Certo io, da lucchese, non sarei nelle migliori condizioni per giudicarlo. Ma sono convinto che, ancora oggi, siano proprio queste le caratteristiche principali e migliori di Lucca. Che le abbia segnate la storia non c”è dubbio. Quelle Mura, che hanno difeso militarmente e politicamente la città, l”hanno anche tenuta al riparo da contaminazioni indesiderate e da invasioni culturali. Giusto, non giusto: non so. Certo sono due facce della stessa medaglia. Da un lato il senso forte della “libertas”, di un valore fondante di quella che poi sarà la società liberale; dall”altro il rischio dello scadimento nell”insularità, nel provincialismo, nella diffidenza verso uno “straniero”, a cominciare da quello che vive soltanto a qualche chilometro dalle Mura. A me sembra francamente che, tra il meno e il più, il saldo in termini di rapporti umani e sociali sia ampiamente in attivo. È un saldo che fa di Lucca una città depositaria di un concetto di ospitalità fondata sul senso civico e sul rispetto reciproco. Lucca non è mai disattenta verso i suoi ospiti, questo è certo. Semmai è bifronte: diffidente e tollerante».Una piccola Svizzera. «Nel senso di una città che si è saputa sottrarre ai conflitti.

Esigenza vitale perché, non dimentichiamolo, la Lucchesia era terra di transito e di conquista per chiunque avesse in animo di invadere il centro e il sud dell”Italia. Una città che per molti secoli ha saputo difendere la sua indipendenza attraverso una estenuante capacità negoziale, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista diplomatico. Ha sempre pagato in moneta contante per garantirsi la propria autonomia. Ma è una piccola Svizzera anche nel senso dei suoi effettivi legami con quella regione. Ai tempi della Riforma, a Lucca si sviluppò una forte corrente calvinista, all”inizio soprattutto tra i ceti popolari e tra gli artigiani. Poi toccò la classe dirigente della Repubblica e non pochi tra gli esponenti dell”oligarchia presero la strada dell”emigrazione verso Ginevra. Lì misero le loro radici e da lì – com”era nel costume e nella propensione dei mercanti lucchesi – mantennero un solido legame con la propria famiglia e con la propria città».Ma fu vera indipendenza? «Fu indipendenza – potremmo dire oggi – “a sovranità limitata”.

Comunque conquistata a prezzo di veri sacrifici e attraverso la capacità diplomatica di mettere in equilibrio le potenze da cui dipendeva la sua autonomia. Naturalmente la politica delle alleanze internazionali è fatta soprattutto in funzione antimedicea ed antifiorentina. Erano alleanze costose e per poterle sostenere occorreva disporre di un”economia florida. È difficile dire quale fosse la causa e quale l”effetto. Certo che un bisogno così acuto di indipendenza si trasformava in un formidabile incentivo allo sviluppo dei commerci e alla crescita delle ricchezze. Bisognava pagare per essere liberi».Partecipazione. «Il fatto di non aver avuto una Signoria ha aiutato non poco Lucca a sviluppare un forte senso civico ed istituzioni che consentivano maggiore partecipazione. Questo senso civico l”ha vaccinata contro ogni forma di concentrazione del potere. Potremmo davvero parlare di un federalismo ante litteram».La prudenza. «Lucca è la città della prudenza. Un nostro proverbio dice: “I Lucchesi sono focosi ma prudenti”. La città non vuole produrre egemonia e non tollera l”egemonia di altri. Non pensa di conquistare e non vuole essere conquistata. Non ama gli eccessi. La Controriforma quando si trasforma in inquisizione è un eccesso insopportabile per le virtù medie lucchesi e, anche se viene dalla Chiesa cattolica, viene rifiutata. Un eccesso è anche il calvinismo e perciò viene tollerato entro certi limiti e poi fermamente accompagnato fuori delle Mura».

Il mio legame con Lucca. «Il mio legame è ombelicale con un luogo che è, prima di tutto, un luogo simbolico perché io vivo Lucca come un modello. Un modello di cultura, di filosofia di vita. Grazie a quel modello si può acquisire il senso delle istituzioni, il senso dello Stato, il rispetto e l”esercizio delle virtù civiche. Questi valori si assorbono più dal modello che dalla vita attiva di una città che, in fin dei conti, oggi non è tanto diversa dalle altre. Per questo modello non ci sono né scuole né maestri. C”è il clima sociale e culturale della città e chi lo frequenta, con attenzione e con rispetto, non può non respirarlo».L”economia. «Lucca ha perduto parecchi punti di forza della sua economia storica, alcuni dei quali erano legati al nome di grandi famiglie. Ma ha mantenuto una forte connotazione finanziaria e bancaria. È una città che vanta un enorme numero di sportelli bancari. Nell”insieme è un”economia ancora florida e trainante per l”intero territorio con il quale è fortemente integrata».Perché amare Lucca. «Perché è una delle città più belle della Toscana. Le caratteristiche principali della bellezza di Lucca sono proprio la misura e l”armonia. Non c”è un monumento superiore a tutti gli altri. Salvo le Mura, che però non sono a se stanti, perché sono proprio la cornice di quella misura e di quell”armonia. Lucca è bella urbanisticamente. Lucca è bella architettonicamente. Non ha una piazza dei Miracoli. Lucca è essa stessa un miracolo». Marcello Pera, Presidente del Senato

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