Interviste

Intervista su “Avvenire”

11 Dicembre 2007

Intervista di Roberto I. Zanini

Se l’errore viene corretto la legge deve tornare al Senato, se invece la Camera la approva cosí com’e’, “allora mi riesce difficile pensare che il Capo dello Stato la promulghi”. La norma sull’omofobia inserita nel decreto sulla sicurezza con l’errato riferimento all’articolo 13 del Trattato europeo di Amsterdam, invece che all’articolo 2, fa ritenere all’ex presidente del Senato Marcello Pera, che e’ stato il primo a sollevare il problema, che ci si trovi di fronte a un grosso rischio di violazione costituzionale e “se e’ molto grave quello che e’ accaduto, potrebbe essere addirittura eversivo quello che potrebbe accadere”.

Lei ritiene che si sia trattato di una mossa studiata a tavolino?

I casi sono due: sbadataggine o deliberazione. Io ho motivi di ritenere che il governo lo sapesse. Quando in aula al Senato ho denunciato il problema, nessuno e’ intervenuto, anzi si e’ insistito sull’approvazione pur sapendo che in questo modo la norma sarebbe inapplicabile e di fatto non piu’ correggibile.

Si sente di escludere la sbadataggine?

Ripeto, dopo il mio richiamo c’era tempo e modo per chiedere la sospensione, controllare il testo e cercare di rimediare. Sono andati avanti sapendo di sbagliare.

Vuol dire che la sinistra massimalista sarebbe caduta nell’inganno?

Probabilmente qualcuno di loro sapeva ma ha pensato che l’errato riferimento al numero dell’articolo potesse essere cambiato in seguito, come una sorta di refuso. E’ chiaro che ora non puo’ piu’ essere fatto: una correzione richiede comunque un ritorno al Senato. A quel punto, svelato l’inganno, non credo ci sarebbero i numeri per l’approvazione. C’e’ la pentola, manca il coperchio.

Quale sarebbe il fine di tanta astuzia?

Introdurre in maniera surrettizia una norma che non solo e’ al di fuori del contesto del provvedimento ma ha tutt’altro scopo di quel che appare. Con quel riferimento al trattato europeo, in sostanza, si voleva equiparare l’opposizione al matrimonio gay a una discriminazione omofobica.

Si approfitta delle legislazioni sovrannazionali e della confusione che regna in questo campo per introdurre norme che il nostro Parlamento non approverebbe mai?

Non e’ una novita’ che i relativisti italiani, e non solo, tentino di usare l’Europa, dove il relativismo e’ dominante, per raggiungere i loro obiettivi a livello nazionale. E’ l’ipocrisia con la quale molti parlano di Europa.

Cosi’ se ne sminuisce il ruolo e si danneggia il concetto stesso di europeismo.

Come la penso non è un mistero. Purtroppo questa Europa e’ sminuita di per se’ e da questa Europa si importano i peggiori vizi aggirando la sovranita’ nazionale. A questo proposito c’è da sottolineare che per far diventare norma cogente quanto contenuto in un trattato internazionale, occorre approvarlo con un’apposita legge oppure richiamarlo, anche per parti, in leggi non specifiche. Quest’ultima e’ la strada indiretta, direi nascosta, che si voleva seguire.

Ora cosa accade?

L’unica cosa che non si puo’ fare e’ far finta che non ci sia un errore e magari considerare implicito il riferimento che si voleva ottenere. Del resto, secondo me, non si puo’ pensare che il Quirinale promulghi una legge siffatta. O si cancella o si corregge. In entrambi i casi si deve tornare al Senato.

Se torna viene bocciata.

Per questo non credo ne’ all’ultimatum di Mastella ne’ a quello uguale e contrario di Boselli. La approvano cosí. Sempre che il presidente della Camera non sollevi il problema.

Difficile pensare che faccia torto alla sinistra.

Qui si tratta di ruolo istituzionale. Se fosse approvata cosi’, dopo che l’errore e’ emerso al Senato, saremmo all’eversione, allo scardinamento dello Stato di diritto. Questa non e’ una correzione che si puo’ fare con la scolorina. Non oso pensare cosa sarebbe successo se tutto cio’ fosse accaduto nella passata legislatura. Qui, invece, tutti zitti. Ormai la funzione di garanzia delle istituzioni e’ a rischio.

Un modo di legiferare che fa il paio con l’incomprensibilita’ dei testi normativi.

Ormai la legiferazione e’ esoterica, misteriosa affinche’ il cittadino non la comprenda. Spesso e’ fatta senza che l’opinione pubblica ne sia informata e questa e’ la dimostrazione della crisi della democrazia in Italia.

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