Interviste

Intervista su “Famiglia Cristiana”

2 Gennaio 2005

Mamma li turchi

Famiglia Cristiana

Mamma li turchi di Guglielmo Nardocci Famiglia Cristiana, 2 gennaio 2005 «Nella mia famiglia erano tutti credenti e praticanti. Salvi i miei sforzi da ragazzo, io no. Non ho mai avuto il vero dono della Fede, perché di dono si tratta, ma ho sempre rispettato chi ce l’ha. Oggi però è cambiato qualcosa. Rispettare non basta, perchè nell’Europa e nel mondo occidentale è messo in discussione il diritto dei credenti di difendere e identificarsi nel loro Credo».Marcello Pera, Presidente del Senato, non usa la mano leggera per alzare la voce in difesa delle radici cristiane dell’Europa, proprio lui che è stato, ed è uno dei intellettuali laici italiani più rappresentativi, ed in questa intervista con Famiglia Cristiana, commentando il libro sulle “radici” dell’Europa scritto a quattro mani con il Cardinale Ratzinger, si spinge in avanti fino a lanciare un appello all’unità fra laici e cristiani in nome della difesa delle comuni origini cristiane.«C’è in Europa un notevole pregiudizio anticristiano. C’è anche in Italia dove è più facile trovare prese di posizione a favore della tolleranza nei confronti di seguaci di altre religioni, che non a favore dei cristiani. Mi colpì una frase del Cardinale Ratzinger: «…mentre noi rispettiamo le altre religioni, quando si tratta di difendere la nostra viene in soccorso il principio della libertà di espressione e di parola».-Solo questo?«No, anche il caso della Costituzione Europea, della guerra in Iraq, delle nostre relazioni verso l’Islam. Queste cose e altre hanno un elemento comune: l’affievolimento della nostra identità che è naturalmente cristiana».-Giorgio La Pira e gli altri costituenti cattolici nel ’45 rinunciarono a inserire nella Costituzione il riferimento ai valori cristiani. Perché per la Costituzione Europea il ragionamento dovrebbe essere diverso?«La Costituzione Europea è preceduta da un preambolo nel quale l’Europa vuole offrire una quadro di se medesima, ovvero disegna la propria identità. Nessuno obbligava i costituenti europei a scrivere un preambolo, ma se l’hanno fatto è perché volevano mostrare la genealogia storico-culturale dei principi e dei valori che giustificano la Carta. Mi stupisco che in quella genealogia non si sia trovata neanche mezza riga di spazio per dire che la nostra storia è fortemente impregnata dei principi della tradizione cristiana. Un’Europa così avrà difficoltà a difendere se stessa: intellettualmente, culturalmente e politicamente».-Detto da lei?«Non capisco perché detto da me debba fare tanta impressione. Se lei è credente, il cristianesimo dà a lei la sua identità religiosa. Se io non sono credente, il cristianesimo dà a me la mia identità culturale. Io rivendico la mia identità culturale, come lei rivendica la sua identità religiosa; ma rivendicando la mia identità culturale trovo, se non sono cieco o ipocrita, che in essa c’è una tradizione di pensiero che ha le sue radici nel Cristianesimo. Non si può spiegare Kant senza il Cristianesimo; ciò vale per Locke o Leibniz o lo stesso Galileo Galilei, il quale fonda la sua nuova scienza su dottrine dichiaratamente cristiane. Come si fa a passare un colpo di spugna su tutto questo?».-Tanto che arriva a rimproverare la Chiesa di aver rinunciato a questa battaglia?«Così come ho trovato debole l’Europa della politica e degli intellettuali laici nel difendere la loro identità culturale, ho trovato altrettanto debole, timorosa e talvolta incerta la Chiesa cattolica e le Chiese protestanti nel difendere la loro identità religiosa. Un eccesso di tolleranza, di dialogo; un timore di usare parole come “missione”, “evangelizzazione”, “predicazione” e quindi una riduzione lenta, sottile, scivolosa, arrendevole del messaggio cristiano ad un semplice elemento di dialogo per la convivenza pacifica fra le culture».-E quindi è superata la fase di contrapposizione fra laici e cristiani in nome dei comuni valori?«Il mio è un appello a riconoscere che abbiamo la stessa origine. E un quesito: vogliamo questo riconoscimento comune e perciò accettiamo le conseguenze che ne derivano? Oppure lo teniamo nascosto, lo tiriamo fuori dai preamboli, dalle nostre discussioni? Personalmente ho proposto una religione civile cristiana non confessionale, una posizione molto più impegnativa”.-E’ anche un gesto di rabbia?«Direi di sgomento. Osservando cosa è oggi l’Europa, non mi rassegno a questa debolezza e poiché non mi rassegno, sono passato ad una sorta di agitazione morale e ho chiesto solidarietà non solo alla pigra famiglia laica cui appartengo, ma anche a quella cui non appartengo, dei cristiani praticanti».-E’ l’adesione della Turchia all’Europa le cui trattative finali sono appena cominciate?«Sarebbe il caso di fare alcune distinzioni; o andiamo verso un’Europa identitaria oppure verso un rassemblement geopolitico. L’Europa identitaria è probabilmente più piccola anche dei Paesi che attualmente la compongono; l’Europa geopolitica invece è un’area economica e politica strategica ancora indistinta. E’ chiaro che l’allargamento prima e ancor di più l’adesione della Turchia poi, fanno perdere di vista l’Europa identitaria, quella dei Padri fondatori Shumann, Adenauer, De Gasperi ecc che non a caso erano cattolici ferventi. La questione turca diverrà un problema, perché entrando milioni e milioni di musulmani si dovrà trovare un modo per convivere che non potrà più essere quella semplice aggregazione di persone,di storie, religioni e tradizioni che abbiamo oggi sotto la forma di quasi apartheid. E sono convinto che, se anche scegliessimo di optare per l’Europa geopolitica, trascurando la nostra identità storica e religiosa, rinascerà comunque prepotentemente la domanda di identità. Già se ne vedono i segnali; si pensi all’Olanda».-Il Cardinale Biffi dichiarò che fra gli immigrati era meglio far entrare solo quelli cristiani. Fu solo provocazione?«Il Cardinale fu molto lungimirante e bisognerebbe chiedergli scusa per la pigrizia che non ci spinse ad ascoltarlo. Egli segnalò un problema poi completamente rimosso. Quei Capi di Stato e di Governo che hanno cercato di cancellare l’identità dell’Europa negandone le radici, si troveranno il medesimo problema, ingigantito, con l’ingresso della Turchia».-Ma il problema con l’Islam prima o poi andrà affrontato?«Intanto occorre stabilire che non si può predicare la tolleranza senza la reciprocità. Ciò deve essere detto con chiarezza anche da parte della Chiesa cattolica, perché la tolleranza senza la reciprocità è una resa senza condizioni. Non auspico nè barriere nè scontri con i musulmani. Chiedo una rinascita della nostra identità come ha detto il Cardinale Ruini, perché altrimenti la presenza musulmana prima o poi diverrà un’invasione. Sono troppi i segnali di debolezza: dal caso Buttiglione al Crocifisso nelle scuole, il presepio, le classi separate, le abolizioni delle rime con “Gesù”».-Nel suo libro giustifica la guerra preventiva e quindi l’operato americano in Irak. E’ così?«Ho imparato da Emanuele Kant: anche lui ha parlato di guerra preventiva. Quando nel mondo moderno uno Stato dittatoriale non rispetta i diritti dei cittadini ed arriva ad ucciderli in massa, si arma o si adopera per armarsi con strumenti di devastazione, minaccia, altera gli equilibri, turba la pace, allora credo che occorra trovare tutti gli strumenti preventivi per fermare questo rischio e fra questi anche il “primo colpo” perché il secondo potrebbe essere tragicamente tardivo».

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