30 Agosto 2007
Intervista di Mario Sechi
Senatore Marcello Pera, l’Ue chiede lumi sui rapporti fiscali tra l’Italia e la Chiesa cattolica. Atto dovuto o ingerenza?
«Doppio schiaffo. Uno tipicamente laicista. L’Unione Europea della signorina Kroes vede la Chiesa cattolica tanto bene quanto il Parlamento europeo e i socialisti del signor Schulz vedeva il cristianesimo di Buttiglione. Se possono, mordono: così la Chiesa impara a mettersi contro le magnifiche sorti e progressive del laicismo, ogni volta che si parla di radici cristiane, aborto, eugenetica, eutanasia, pedofilia, matrimoni omosessuali, e tutte le altre consimili ‘conquiste civili’. In Europa ragionano così: o la chiesa la pianta e allora qualche beneficio le si può accordare, oppure continua a predicarci contro e allora niente aiuti».
E l’altro schiaffo?
«Quello è tipicamente antitaliano. Siccome a Bruxelles hanno capito che noi siamo sempre col cappello in mano, anche stavolta applicano un doppio standard con l’Italia nelle vesti della nazione meno favorita. Dopo l’ultimo Consiglio europeo, non solo sono stati ammainati i simboli della retorica europeista, la bandiera, l’inno, il motto, è stato messo nel cassetto anche uno dei pilastri dell’unificazione economica, il principio della concorrenza. Questo significa che i Paesi forti come la Francia sono liberi di sussidiare chi vogliono, quelli invece che contano poco come l’Italia, e che dall’Europa si fa sempre bacchettare, spesso con cupidigia, non hanno la stessa libertà. Là una laica fabbrica la puoi aiutare, basta dire che è ‘strategica’, qui uno ospedale cattolico no».
Ma la chiesa non è una fabbrica italiana.
«E infatti la Chiesa è libera di farsi sussidiare in tutti i Paesi dell’Unione senza che nessuno alzi un dito, ma non in Italia. È vero che in Italia c’è il concordato ed è anche vero che la defunta Costituzione europea riconosceva i concordati delle chiese, ma il Concordato italiano si può discutere, mica è francese o tedesco. Il regime finanziario della Chiesa in Germania la signorina Kroes non si sognerebbe neppure di toccarlo, così come non tocca il protezionismo francese».
Il Concordato è da cambiare? La Chiesa ha mostrato aperture in questo senso.
«Certo che si può e non ho dubbi che la Chiesa lo farebbe, come ha già fatto. E io sono convinto anche che meno sussidi statali e più contribuzioni personali sarebbero una cosa utile per entrambi i soggetti: per la chiesa, che imparerebbe che la fede e la libertà si testimoniano, anche col portafoglio dei fedeli, e per lo Stato, che imparerebbe che avere più scuole e ospedali e ostelli cattolici è un servizio pubblico. Ma una revisione del concordato ora, in questo clima, non mi sembra una buona idea. Ce lo vede un patto Bertone-Bonino, o Ferrero o Damiano? Vedrà quando sarà pubblicato il nuovo best-seller ‘La casta dei cardinali’, o ‘La cupola dei vescovi’. Un altro emendamento alla finanziaria in senso antiecclesiastico, e questa volta senza avverbi ambigui, è già pronto».
Chi paga le attività che la Chiesa svolge al posto dello Stato?
«Gli stessi che pagano le funzioni sussidiarie che lo Stato non svolge: i cittadini. Chi paga la sanità due volte? Loro. Chi paga le rette scolastiche due volte? Sempre loro. In Italia, i cittadini sono obbligati a pagare tutto, sono impediti solo dal versare le rette per servizi resi dalla Chiesa».
Pensa che vi sia un pregiudizio contro la Chiesa Cattolica?
«L’ho già detto, c’è, eccome. La cosa nuova è che ora la Chiesa cattolica lo denuncia ad alta voce, senza lasciarsi intimorire. E forse è più disposta a pagare il prezzo della sua libertà».
Il presidente del Consiglio è cattolico e pure adulto. Non ha proferito parola. Fa bene a stare in silenzio?
«Non c’è bisogno che parli. Il pensiero cattolico del presidente del Consiglio è ben noto. Di recente ha invitato la chiesa a denunciare gli evasori fiscali come peccatori: che altro deve aggiungere? Che la Chiesa faccia autodafè? Che Bertone si confessi da Padoa-Schioppa?».
Il centrodestra difende la Chiesa. Non sarà un semplice riflesso condizionato, privo di una proposta?
«La mia opinione è che il centrodestra dovrebbe porsi con intelligenza a difesa dei valori cristiani, per il bene dell’intera società, e non baloccarsi col laicismo della sinistra. La Chiesa come istituzione temporale ha i suoi eccellenti avvocati e fiscalisti».
Questa vicenda alimenta dei dubbi sul ruolo dei cattolici in politica. Serve un nuovo partito che sia il riferimento dei cattolici?
«Signore onnipotente e misericordioso, salvaci! Al partitello cattolico ci stanno pensando già in tanti, da Casini a Pezzotta a Mastella. Sono gli antiberlusconiani antropologici, quelli che ‘se non ci fosse Berlusconi’, ‘sì, però c’è Berlusconi’, ‘mai con quel ricco di Berlusconi’, e così via. Purtroppo Berlusconi sembra fatto apposta per fargli venire le voglie a questi terzisti cattolici. La mia vera paura è che a questo partitello cattolico, il quale faccia da ago fra qua e là e succhi da tutte e due la parti in un bel sistema deutsch-proporzionale, ci sia anche qualche prelato che ci pensi davvero. Signore, abbiamo già avuto tante disgrazie, non mandarci anche questa!».
Meglio una Chiesa ricca o una Chiesa francescanamente povera?
«Che domanda, io sono un credente nel cristianesimo non un clericale! Meglio una Chiesa coraggiosa che predica e testimonia che una Chiesa timorosa debitrice dello Stato. Ha visto come cresce l’obolo di San Pietro? Aumenta proporzionalmente alla frequenza delle udienze papali. Tantissima gente capisce che c’è una causa da difendere, fa la fila e fa le offerte. Quello sì che è un tesoretto!».