22 Giugno 2007
“Sono finiti, neanche Walter li salverà”
di Nicola Imberti
«LO CONSIDERANO il salvatore della Patria, ma difficilmente il calo di consensi e il discredito che ha colpito questo governo verrà invertito solo perchè Veltroni diventerà segretario del Partito Democratico». Non ha dubbi l’ex presidente del Senato Marcello Pera: la crisi a catena innescata dal governo Prodi non verrà arginata da questa o quella discesa in campo. Di una cosa, però, il senatore di Forza Italia è certo: «L’insistenza con cui diversi esponenti dell’Unione hanno invocato l’avvento di Veltroni è il segnale che il dopo-Prodi sta iniziando».
Perchè?
«Perchè è chiaro che coloro che oggi chiedono al sindaco di Roma di salvare il Partito Democratico domani gli chiederanno quasi sicuramente di salvare il governo»
Ma Veltroni è veramente il «salvatore della Patria»?
«Veltroni è l’unico che oggi può dare un po’ di ossigeno al centrosinistra, soprattutto ai Ds. Si spiega così il fatto che i suoi principali avversari sono oggi i suoi più accesi sostenitori. È la sindrome del naufragio, cercavano un salvagente».
Insomma, un segnale di disperazione.
«Molti dei candidati al ruolo di segretario del Pd, viste anche le vicende delle ultime settimane, hanno perso credibilità. Veltroni è l’unico del suo partito ad essere rimasto immune. Inoltre lui si è cucito una favola addosso: è quello che non è mai stato comunista, ama l’Africa, i bambini, si preoccupa del clima. Sembra un personaggio venuto dall’estero. Ma non si illuda…»
Prevede difficoltà sul suo cammino?
«Dico solo che quello del sindaco di Roma non sarà un percorso semplice e i suoi nemici non resteranno a guardare. A partire dal Presidente del Consiglio che credo sia assolutamente contrario a questa incoronazione. In fondo, con Veltroni segretario del Pd, si crea una diarchia».
E nella Cdl? Che effetto avrà la discesa in campo di Veltroni?
«Credo cambierà poco o nulla. Allo stato attuale, infatti, si tratta soprattutto di un fatto interno all’Unione. Non credo invertià il trend disastroso di questo governo. Dopotutto, anche se Prodi venisse sostituito con Veltroni, i problemi rimarrebbero gli stessi. Anche lui dovrebbe fare i conti con una coalizione frammentata che provoca l’immobilità delle istituzioni».
Anche lei depresso dal poco lavoro?
«Tra un po’ qui a Palazzo Madama ci daranno, oltre alla diaria, anche il sussidio di disoccupazione. A parte la battutta credo che sia gravissimo quello che sta accadendo. Non si lavora più. Si fanno leggi che rimandano ad altre leggi e nel frattempo si attende, anche se non si sa bene cosa. Non c’è una prospettiva politica».
Per questo Berlusconi, Fini, Bossi e Rotondi sono saliti al Quirinale.
«Credo che si tratti di un gesto di rispetto nei confronti del Capo dello Stato quello di chiedergli un incontro per rappresentare la grave situazione in cui versa il Paese. Dal canto suo il Presidente non poteva rispondere diversamente, dopotutto è difficile lottare contro l’aritmetica».
Quindi aveva ragione Casini, è stata una gita al Quirinale?
«È stato un gesto di rispetto. Piuttosto concordo con Casini quando dice che occorre lavorare per far cadere il governo per via parlamentare, ma le due cose non si escludono. Il fatto di essere saliti al Colle non ci deve far dimenticare che occorre essere sempre molto presenti e attenti in Aula denunciando tutte le imposizioni di questa maggioranza».
In questi mesi, però, non sempre siete stati presenti e attenti.
«Mercoledì, ad esempio, c’era la possibilità concreta di far cadere il governo, ma è sfumata per l’assenza di alcuni senatori dell’opposizione. Non è stato un bello spettacolo. Servirebbe da tutti un maggiore senso di responsabilità».
Non è che qualcuno, nell’opposizione, spera nella sopravvivenza di Prodi?
«Prodi è bloccato e braccato dai suoi dentro Palazzo Chigi. È chiaro che si sta logorando e che la sopravvivenza del suo governo coincide con un aumento del consenso nei confronti della Cdl. In ogni caso, se vogliamo veramente il bene del Paese, dobbiamo lavorare per cacciare Prodi».
C’è chi dice che Prodi e Berlusconi si sorreggano a vicenda.
«Prodi e Berlusconi non sono gemelli. Oggi la maggioranza degli italiani vede in Berlusconi il leader alternativo al governo dell’Unione e questo con buona pace delle discussioni oziose sulla leadership».
Quindi non si cambia? Anche con Veltroni lo sfidante resta il Cavaliere?
«Non vedo perchè dovremmo cambiare un leader vincente perchè gli altri ne cambiano uno perdente».
Un messaggio a Casini?
«Mi sembra che la strategia del leader Udc, di cercare una posizione fuori dal bipolarismo, non abbia prodotto risultati. Se Casini fosse realista dovrebbe riconoscere il fallimento della sua strategia».
Se Prodi dovesse cadere cosa accadrà?
«Credo che occorra andare subito alle elezioni anche perchè il Paese ha bisogno di una guida e non di governi di transizione».
Andare al voto con questa legge?
«Mi sembra che quello della legge elettorale non sia più un tema prioritario. A me questa legge non piace ma ai partiti sì perchè questo sistema di voto offre loro un potere che non hanno nessuna intenzione di perdere».