Interviste

Intervista su “Il Tempo”

30 Settembre 2006

“Cattolici sempre piu’ centrali ma in Europa c’e’ troppa paura”.

A Palazzo Giustiniani, nello studio dell’ex presidente del Senato Marcello Pera c’è un’opera di Vito Tongiani che domina la sala: è l’artista che ha creato anche il monumento milanese a Indro Montanelli. Colori accesi, quelli del quadro: come i pensieri di Pera, che non lasciano spazio al dubbio quando l’oggetto della critica è il governo Prodi.

Presidente Pera, si parla sempre di una Finanziaria “lacrime e sangue”: il martirio degli italiani, in una nazione di cattolici, continua?

«Sì, anzi io prevedo che continuerà ancora per un po’, perché dopo essere uscita dal Consiglio dei Ministri la Finanziaria avrà un percorso piuttosto accidentato, alla Camera dei Deputati. Li si vedrà la Finanziaria bis: non esce certamente definita da Palazzo Chigi. Inoltre, è una manovra con una maggiore pressione fiscale, dappertutto. Sembra perciò una Finanziaria della vendetta sociale, che peraltro corrisponde molto bene alla filosofia di questa coalizione, e del Presidente del Consiglio».

Quindi una Finanziaria tagliata apposta contro il ceto medio, che storicamente vota Casa delle Libertà?

«Sì, non si comprende che, nell’Europa di oggi, colpire il ceto medio vuol dire colpire il cuore di un paese. Impedirgli anche il decollo economico. Insomma, non si può pensare di cucinare le uova e ammazzare la gallina, quello che sta facendo Prodi. Credo che la vita del governo Prodi è segnata, cioè il governo è già superato nella opinione dei parlamentari e anche nell’opinione pubblica. Si deve soltanto evitare l’accanimento terapeutico – e non so se la spina sarà tolta durante la Finanziaria o immediatamente dopo – ma è evidente che nella coscienza media del parlamentare di centrosinistra, Prodi è già un “fu Prodi”».

Quindi, secondo lei, Prodi ha già scritto il testamento biologico per il suo governo?

«Sì, oltretutto contribuisce molto la sua personalità. È una persona particolarmente ostinata, assolutamente poco duttile, poco portata alla mediazione, molto arrogante, talvolta sprezzante e un po’ cattivo. E questo è un aiuto alla crisi del suo governo».

Anche il riferimento alle guardie svizzere, quando ci fu la brutta battuta su Papa Ratzinger…

«Sono delle gaffe dal sen fuggite, cioé quando fa una gaffe Prodi svela quel che è. In quel caso era il tipico atteggiamento del cattolico adulto molto sprezzante nei confronti della voce del Vaticano, altre volte c’è il suo atteggiamento di fondo antiamericano, altre il suo filoislamismo. Questo è Prodi, questo era Prodi ed è rimasto Prodi. E sempre Prodi sarà».

Al Senato, quale sarà l’accoglienza a Prodi, in vista delle sue future “spiegazioni” dopo quello che è accaduto alla Camera?

«Io credo che Prodi abbia commesso proprio un errore di presunzione, o di arroganza. Dicendo immediatamente di sì, cosa che era più che normale, il danno sarebbe stato certamente contenuto. E invece è stato sprezzante nei confronti del Parlamento, e molto nei confronti del Senato, perché non si era mai visto che addirittura il Senato votasse per avere un Presidente del Consiglio in aula. Un premier, a richiesta, viene: negozia sulla base dei suoi impegni la data, ma non dice “non vengo”. Ha detto “non vengo”, si è dovuto rimangiare la parola, si è preso una piccola soddisfazione di rinviare il più possibile l’incontro con il Senato, perciò non credo che i senatori lo accoglieranno con molta soddisfazione: un grave errore di supponenza».

Intanto però il governo mette le mani sulle aziende, chiede l’azzeramento dei vertici degli enti, e ha iniziato con la Rai, sostituendo anche persone che erano vincenti nei loro ruoli, come ad esempio il direttore del Tg1 Clemente Mimun.

«Questo veramente a me è sembrato uno scandalo, perché il direttore del Tg1 è un grande professionista, molto equilibrato e – obiettivamente – ha portato a dei grandi successi il telegiornale. Che cosa si poteva rimproverare a Mimun? Solo il fatto di essere stato scelto precedentemente: ma se questo è, allora è una vendetta di carattere personale. Esattamente quello che ha in mente Prodi, e i suoi. D’altro canto, il buongiorno si vede dal mattino: le cariche istituzionali sono andate come sono andate…».

Per il settantesimo compleanno di Berlusconi ha regalato al Presidente un oggetto, o gli ha dedicato una preghiera?

«No, né l’una né l’altra cosa: gli ho mandato un biglietto qualche giorno fa, in un periodo insospettato, per evitare l’ingorgo postale e telefonico di adesso. Un biglietto di auguri per dire che ‘giovinezza non si fugge tuttavia’: quindi deve ritornare più caricato ai suoi compiti politici».

A Verona la Chiesa si riunirà per parlare dell’Italia. Quale ruolo vede per i cattolici?

«Sempre più centrale. Questo deriva da due eventi, secondo me: il primo è la nomina di un Papa come Benedetto XVI, che ha mostrato prima di avere delle idee chiarissime per quanto riguarda il ruolo della Chiesa cattolica, in primo luogo, cioé meno mondano, meno profano e meno politico, e più pastorale, e l’altro evento è l’accrescimento della paura da parte dell’Europa, come si è visto di fronte alle reazioni al discorso di Regensburg. Voglio sperare che la Chiesa cattolica sia consapevole tutta quanta, pronta ad assumersi questa responsabilità, che sono di carattere religioso e culturale per tutta l’Europa».

Con l’appuntamento di Verona si conferma che anche la Chiesa guarda al Nord-Est con molta attenzione.

«Sì, io credo che la Chiesa, e comunque quella parte di episcopato, di clero, che aveva guardato con simpatia ai cattolici impegnati nel centrosinistra si trovi oggi di fronte ad una grande delusione. Qui c’è stata un’accelerazione, dalle cellule staminali all’eutanasia e ai Pacs: anche questo mi sembra un grave errore di Prodi, aver consentito che immediatamente, entro pochissimi mesi, la maggioranza si dovesse impegnare su temi che dividono l’opinione pubblica, e che lo allontanano dalle simpatie della Chiesa cattolica. Si tratta di difendere istituti, principi, valori di una tradizione: e la Chiesa oggi in Occidente, in Europa, è l’ultimo baluardo, ed è anche la cattedra più autorevole data la crisi grave della politica europea».

La sinistra italiana che ha sempre guardato a Zapatero, però su molte linee guida non lo segue. Per esempio sul giro di vite contro l’immigrazione.

«La sinistra italiana sta facendo una politica gravemente irresponsabile sul tema dell’immigrazione e sull’integrazione. Perché apre in maniera indiscriminata le porte, e consente a centinaia di migliaia di immigrati attuali – e di immigrandi – l’ingresso nel nostro paese. Ed è irresponsabile la politica della concessione della cittadinanza: l’abbassamento a cinque anni senza nemmeno prevedere degli accertamenti per l’integrazione dell’immigrato è irresponsabile. La sinistra sta facendo un calcolo miope: pensa di ottenere alcune centinaia di migliaia di voti concedendo la cittadinanza e il voto, quindi fa una politica di apertura, senza accorgersi che è in controtendenza rispetto a quasi tutti i paesi europei, e soprattutto a colui che era considerato fino a ieri il modello del socialismo mediterraneo, cioé Zapatero».

Senza pensare al ricongiungimento familiare…

«Non c’è soltanto la concessione all’immigrato, illegalmente già esistente – una sanatoria – oppure a quello che verrà. C’è la ricongiunzione, che ci può portare altri due milioni di immigrati, senza accorgersi che questo suscita notevoli perplessità, reazioni e tensioni. Ormai noi viviamo in un paese dove nelle scuole di alcune città non è più possibile dire “buon Natale”, fare un presepe, dove il nome Gesù viene sostituito nelle preghiere da “virtù”. La sinistra quanto tempo pensa che passerà da oggi al momento in cui noi avremo situazioni come quelle delle banlieue parigine? Finora ci hanno salvato i cento campanili, e l’immigrazione – anche clandestina – si è diffusa e in parte dispersa. Ma nelle città di provincia sta già cominciando – il caso Padova è emblematico – una forte tensione: stanno giocando veramente con la dinamite senza accorgersene».

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