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Intervista su “Il Tempo”

Pera a Berlusconi: “Scongelati e vota Sì al referendum costituzionale”

di Antonio Angeli

«La vittoria del sì al referendum costituzionale può salvare l’Italia e anche il centrodestra di Berlusconi. Il no, al contrario, consegnerà il Paese all’antipolitica e a coloro che vogliono la fine di Forza Italia e dell’evoluzione del Pd»: questa l’analisi di Marcello Pera, filosofo, ex presidente del Senato, azzurro convinto e altrettanto convinto sostenitore del sì. Pera, con Giuliano Urbani, ha dato vita nei giorni scorsi al Comitato Nazionale per il Referendum Costituzionale «Liberi sì». E ora lancia l’appello a Berlusconi: «Scongelati, e vota sì».

Professor Marcello Pera, cosa vuol dire agli italiani che andranno a votare il 4 dicembre?

«Che sono molto preoccupato per quello che sta accadendo all’Italia e anche angosciato per le prospettive future. Già un altro Paese, amico intimo – “una faccia, una razza” – ha votato ad un referendum facendo la voce grossa e poi gli è toccato di andare a chiedere aiuto alla Troika. Non voglio che l’Italia faccia la stessa fine dei greci».

Perché voterà sì?

«La prima ragione l’ho già detta: temo le conseguenze in Europa e sui mercati. La seconda è che intendo onorare la tradizione di Forza Italia. Quello che oggi ci offre la riforma Boschi è meno di ciò che noi all’origine proponevamo, ma è più di quanto abbiamo ottenuto con i governi Berlusconi, perché non abbiamo ottenuto nulla. La terza ragione è politica: i sì non-Pd, quelli che intendo rappresentare con il mio comitato, possono ricostruire una forza liberal-democratica che oggi non è più rappresentata, anche se i parlamentari di Scelta Civica e Ala ci lavorano».

Qual è questa forza?

«Quella che sente Berlusconi invitare a votare “no”, perché, dice lui, teme una dittatura di sinistra. Ma come?! L’uomo che voleva il 51 per cento per poter governare da solo; che quando era a Palazzo Chigi si lamentava perché aveva meno potere dell’ultimo sindaco d’Italia; che aveva approvato una riforma della Costituzione, poi bocciata dal referendum del 2006, nella quale il primo ministro, addirittura, non aveva bisogno del voto di fiducia in Parlamento; che ha fatto il Patto del Nazareno e che per due volte, al Senato e alla Camera, ha votato la Riforma; ebbene quest’uomo non può oggi dire che teme la dittatura della sinistra!».

Lei ha detto che Berlusconi è congelato.

«Intendo che perseguendo un’alleanza con Salvini e Meloni, nella quale oggi è in posizione elettorale di inferiorità, Berlusconi si mette dalla parte di coloro che non intendono governare, perché Salvini e Meloni vogliono solo contarsi, a danno di Berlusconi. Così facendo il fondatore di Forza Italia lascia aperta una prateria, quell’area liberal-democratica a cui lui ha sempre fatto riferimento e che ha costituito il perno della sua rivoluzione».

Perché Berlusconi si è congelato?

«Da quando ha cominciato a perdere consenso elettorale, e la storia ci dirà perché, Berlusconi ha pensato che andando su quel famoso palco a Bologna poteva ricostruire un’alleanza con i figli piccoli, la Lega e Fratelli d’Italia. Ma oggi il Carroccio non è più quello di Bossi, il quale aveva pur voglia e interesse a governare, e FdI non è il partito di Fini che ugualmente aveva interesse ad ottenere cariche istituzionali e di governo. Berlusconi si è messo all’angolo da solo, pensando di tornare ad essere il leader di un centrodestra, che però non c’è più. Così ha snaturato la tradizione di Forza Italia, ha portato il partito verso l’estrema destra e si è messo anche in collisione col Partito Popolare europeo, che chiama a raccolta contro lepenisti e populisti: come potrà giustificarsi?».

Quanto ha pesato la rottura del Patto del Nazareno?

«Il Patto del Nazareno lo sottoscrisse, con Renzi, Berlusconi dopo essere stato buttato fuori in malo modo dal Parlamento e quando il suo partito si era spaccato ed una parte di esso era andato al governo e lo aveva lasciato solo. Il Patto del Nazareno è stato il modo con il quale Renzi ha fatto rivivere per un po’ di tempo Berlusconi, che saggiamente lo accettò e poi sciaguratamente lo fece saltare. La ragione ufficiale per la quale Berlusconi fece saltare il Patto del Nazareno è stata l’elezione a presidente della Repubblica di Mattarella».

Qual è la sua considerazione su questo?

«Mattarella è il migliore dei presidenti della Repubblica tra tutti quelli che io ho conosciuto. Rappresenta meglio di tanti altri la figura di presidente non politico, non invadente o intrigante, così come è previsto dalla Costituzione. Per questo non ho da fare rimproveri a Mattarella, anzi, devo elogiarlo. E mi domando: Berlusconi aveva di meglio? Ed evito di rispondermi».

La scelta di Mattarella era perciò condivisibile?

«Certo e questo è inspiegabile. Forse, un domani, qualche diario segreto o una ricostruzione storica ci dirà il perché di tutto questo. Mattarella non solo aveva tutte le caratteristiche per essere accettato, ma anche per essere proposto da Berlusconi. Non mi spiego come le cose possano essere andate così. Il Patto ha funzionato, romperlo è stato un errore politico che ha portato a un altro errore: allearsi con Salvini e Meloni che vogliono distruggere Berlusconi e di questo non fanno mistero. E a un altro errore ancora: delegittimare lo stimabile Parisi».

Vuole lanciare un appello a Berlusconi?

«Berlusconi è un uomo intelligente e sensibile agli umori dell’elettorato, nonché responsabile nei confronti dell’Italia. Prima del termine della campagna elettorale avrà il tempo di ripensare e anche cambiare opinione. Gli ho già scritto una lettera aperta e ora gli lancio un appello sempre amichevole: caro Silvio, pensa alla nostra grande storia comune: non allearti con coloro che l’hanno demonizzata e l’hanno voluta distruggere; e pensa alle sorti del nostro Paese il giorno dopo che si dimostrasse inaffidabile e incapace di fare le riforme promesse».

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