Interviste

Intervista su “Il Tempo”

Jole Santelli, addio alla governatrice amata da tutti. Marcello Pera: “Era la mia maestra”

di Pietro De Leo

 

“Una grande donna, una grande donna calabrese con un enorme senso del dovere”. Un affranto Marcello Pera, già Presidente del Senato e tra i protagonisti dell’epoca più luminosa di Forza Italia, definisce così, al telefono con il Tempo, la figura di Jole Santelli. E’ sera, e per tutto il giorno si sono rincorsi i messaggi e le dichiarazioni bipartisan di commiato per la scomparsa della Presidente della Calabria. Il nome di Pera richiama all’inizio del percorso politico di Jole Santelli, al momento in cui mosse i primi passi nell’universo azzurro.

Fu sua collaboratrice, Presidente.
No, non è per nulla esatto definirla così. Fu propriamente la mia maestra.

Partiamo dall’inizio
Io fui eletto al Senato in Forza Italia nel 1996, all’epoca dei “professori” che lei ricorderà. Jole era lì già dal ’94, all’ufficio legislativo del gruppo. A quel punto, decisero di affidarmi il dipartimento giustizia del partito, e con Jole lavorammo a questo progetto. Ma devo dire che lei fu veramente la mia maestra, perché io non ero un giurista e non avevo basi tecniche in tal senso. Lei, invece, era stata una bravissima studentessa brillantemente laureata in giurisprudenza, poi aveva lavorato in studi legali molto prestigiosi, Lagostena Bassi e poi lo studio Previti. Dunque studiavamo insieme i dossier, incontravamo gli interlocutori insieme e preparavamo le proposte.

Che figura era quella di Jole Santelli?
Attenta, determinata e solare. Una capacità non comune di confrontarsi con tutti. Aveva la vocazione politica che evidentemente gli derivava dalla famiglia, dove tutti avevano abbracciato l’impegno. I genitori, il nonno, e poi quel monumento dello zio, che era Giacomo Mancini. Così lei aveva fatto politica sin da giovanissima, nel Psi, e poi come tanti socialisti craxiani fu naturale il passaggio in Forza Italia nel 1994.

Dopo gli anni iniziali della vostra collaborazione avete continuato a sentirvi?
Sempre, non abbiamo mai smesso. Nel 2001 lei divenne deputata e Sottosegretario alla giustizia. Io divenni Presidente del Senato. Poi lei nel 2013 è stata sottosegretario al Lavoro con Letta e si dimise quando ci fu la scissione di Alfano, senza pensarci due volte.

Jole Santelli ha attraversato in pratica tutte le fasi della storia di Forza Italia. Non deve essere stato facile
Sì, forte della sua lealtà a Berlusconi. Una lealtà solidissima. Spesso io e lei avevamo un siparietto. Scherzando le dicevo: ‘Jole, sono molto arrabbiato con te perché tu vuoi più bene a Berlusconi che a me’. Lei ovviamente rispondeva: ‘no, no!’. Ma era impossibile essere al pari di Berlusconi nella sua ammirazione. Questa lealtà si esprimeva in autonomia e libertà. Era una donna che non chiedeva, che non pretendeva nulla per sé, ma offriva il suo servizio e il suo esempio.

Da ultimo, poi, la grande sfida vinta in Calabria. Ne avevate parlato prima di affrontarla?
Quando si candidò le dissi: ‘Jole, sei sicura? Quello è un ruolo pericoloso’. Lei era conscia dei pericoli, ma di quello non parlava mai, così come non parlava della sua malattia. Era veramente convinta del suo progetto. E poi fece un miracolo, possibile solo con il suo carattere.

Cioè?
Mettere tutti d’accordo. Fece una tessitura per far convergere sulla sua figura tutti i leader del centrodestra, specialmente Salvini che se non ricordo male all’inizio era un po’ perplesso. E fu premiata, perché la gente capì veramente che era arrivata una persona in grado di parlare come loro, in una terra dove ciò è molto difficile. Era veramente entrata nel cuore della gente, come aveva intenzione di fare.

E poi la ricordiamo anche tenere testa al governo nel difficile confronto sulle regole per il Covid, specie nella fase delle riaperture.
Questo è l’altro aspetto di Jole. Era una donna che ragionava, discuteva, ma era molto determinata. Una convinzione di Jole era una roccia. Ha tenuto testa al governo e lo ha fatto non per propaganda, ma perché stava difendendo la sua terra e voleva evitare ulteriore disoccupazione.

Lei quando l’ha sentita l’ultima volta?
Mammamia, pochi giorni fa, non mi ci faccia pensare. Le ho chiesto: ‘Jole come stai?’. Lei mi ha risposto che era a Roma per un controllo medico ed andava tutto bene. E poi è successo quel che è successo. Non c’era modo di poterle parlare della sua salute. Andava avanti, aveva un senso del dovere che veniva prima di tutto. Solo una vera grande donna calabrese, come lei era, avrebbe potuto fare così. 

 

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