Interviste

Intervista su “La Stampa”

9 Novembre 2006

“Usa, Pera: Bush penalizzato dagli scandali”.

di Ugo Negri

Secondo Prodi, la sconfitta di Bush è figlia della guerra in Iraq. Condivide, presidente Pera?

“No. Nella campagna elettorale americana hanno giocato anche altri temi. Per esempio, penso che determinante sia stata una serie di scandali in cui numerosi esponenti repubblicani si sono trovati coinvolti. Ma al di là delle cause, secondo me un presidente del Consiglio dovrebbe usare delle parole più misurate verso il presidente degli Stati Uniti d’America, che pure dovrà reincontrare, con il quale dovrà parlare e trattare…”.

Le pare possibile che Prodi l’abbia dimenticato?

“Forse non si è reso conto della differenza che corre tra l’essere leader di un raggruppamento e fare il premier. Di sicuro, nessun capo di governo europeo finora s’e’ lanciato in dichiarazioni così sconsiderate”.

Se questo è il suo metro di giudizio, vede altri sconsiderati in giro?

“Ce n’è un altro: il presidente della Camera. Anche stavolta ha confuso il ruolo istituzionale con quello politico. Io credo che si ponga un serio problema Bertinotti”.

Da quale punto di vista?

“Il modo in cui esercita la funzione di presidente della Camera è assolutamente incompatibile con il prestigio dovuto a quella carica. Mi auguro che in uno dei loro incontri informali il presidente della Repubblica e quello del Senato gli facciano discretamente presente che non è il caso di abbassare il livello delle istituzioni fino a tal punto”.

Si riferisce ai commenti di Bertinotti sulla sconfitta di Bush?

“Anche, ma non solo. Praticamente non passa giorno senza una sua dichiarazione, o un suo intervento, o una sua presa di posizione… Si comporta da soggetto politico in un ruolo che non lo consente. I suoi predecessori della sinistra (ho in mente Ingrao, Napolitano, Iotti) erano ben più sobri, mai si sarebbero permessi certe manifestazioni”.

Prodi e Bertinotti dietro la lavagna. Chi altro, professor Pera?

“Un altro che si è espresso in modo veramente sgradevole è il ministro Fioroni. Ha parlato di Bush come del ‘cow-boy internazionale’. Mi domando da quale pulpito Fioroni possa permettersi un tale linguaggio”. ”

Secondo il nostro ministro degli Esteri la sconfitta di Bush segna la fine dell’unilateralismo americano, e apre nuove prospettive all’Europa. E’ d’accordo?

“Questa è la posizione tradizionale di D’Alema e della sinistra europea. Che non perde occasione per esprimere sentimenti anti-Usa e anti-Bush. Perfino nelle discussioni sulla pena di morte a Saddam abbiamo visto rinascere questi sentimenti”.

Pure D’Alema s’e’ sbilanciato troppo?

“Per me sì. Data la sua veste, nessuno meglio di lui può sapere cosa vuol dire condurre trattative con l’America”.

A meno che non consideri Bush ormai un’anatra zoppa…

“S’illude se pensa che un cambio di maggioranza al Congresso Usa possa comportare una svolta ‘pacifista’. Quanti la pensano così mostrano di non conoscere non solo i Democratici, ma nemmeno l’America (dove Bertinotti forse mai s’e’ recato, nemmeno come turista). Quando si tratta di difendere gli interessi del loro Paese, non c’è distinzione tra Democratici e Repubblicani: hanno tutti la stessa bandiera. Che non è quella multicolore della pace”.

Nulla cambierà sull’Iraq?

“Cercheranno una linea più condivisa, come avevano già iniziato a fare da mesi, e una via d’uscita. Che non sarà mai un ritiro alla Zapatero o alla D’Alema. Chi oggi canta vittoria contro Bush, come fa Prodi, non si rende conto che sta rafforzando il terrorismo internazionale e il regime iraniano”.

Una linea poco responsabile. Perché, secondo lei, il premier l’ha sposata?

“Per correre dietro a Bertinotti. Mi domando per quanti giorni ancora Ds e Margherita, partiti più seri, gli consentiranno di prendere posizioni che finiscono per schiacciare l’alleanza sulla sinistra estrema”.

Per quanti giorni”, ha detto?

“Sì, giorni. Perché quello di Prodi è gira un governo in crisi. E si sta discutendo solo della sua successione”.

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