Interviste

Intervista su “Tempi”

Auguri Benedetto XVI, «il Papa che ci ha insegnato che il cristianesimo non è una teoria»

Oggi il Papa emerito compie 95 anni. «Ratzinger, noi ti amiamo, tu illuminaci ancora». Intervista al filosofo Marcello Pera

di Emanuele Boffi

Papa Benedetto compie oggi 95 anni. Un genetliaco particolare perché anche allora, nel 1927, era un Sabato Santo. E, in un certo senso, Joseph Ratzinger può essere considerato il “Papa del Sabato Santo” non solo per questo particolare dato biografico, ma perché al giorno del silenzio precedente la Pasqua ha dedicato varie meditazioni, riflettendo sul fatto che la sua stessa vita s’è dibattuta tra le tenebre e la luce. Egli, in effetti, è il Pontefice che, meglio di altri, ha maggiormente saputo descrivere il buio che avvolge la nostra era moderna, indicando al contempo l’arrivo di un’alba di salvezza.


Marcello Pera, filosofo, già presidente del Senato e coautore con Ratzinger di un volume fondamentale come Senza radici, è legato al Papa emerito da un sentimento di stima intellettuale che è diventato amicizia.


Pera, chi è il Papa emerito per lei? Cosa ha rappresentato e cosa rappresenta per la sua vita?
Joseph Ratzinger, parlo dell’uomo e dello studioso, è una delle poche persone che più son state influenti nella mia vita intellettuale e spirituale. Considero un giorno fortunato quello in cui, dopo aver letto il suo libro Fede, Verità, Tolleranza, decisi di incontrarlo. Fu la nostra prima conversazione privata, e per me una rivelazione. Mi spiegò una cosa di cui, da laico sbadato, non mi ero accorto e da cui subii uno shock: l’ingresso del relativismo nella teologia cristiana. E ricordo anche, meravigliosi, i primi due incontri pubblici: uno in Senato, per parlare della tradizione cristiana dell’Europa, e uno alla Università Lateranense, per presentare Senza radici. Esperienze formative indimenticabili.


Joseph Ratzinger, sia da cardinale sia da Pontefice, nei suoi discorsi ha sempre avuto il dono della chiarezza e della lucidità nell’esporre e nel riflettere sui princìpi della dottrina cristiana, senza venire mai meno ad una apertura verso il mondo dei non credenti. Questo ha provocato spesso “fastidio” e, per usare un eufemismo, incomprensioni. Talvolta gli attacchi nei suoi confronti sono stati pesantemente personali (penso soprattutto alla recente polemica sulla copertura degli abusi sessuali). Perché?
Joseph Ratzinger è un filosofo e teorico di razza. La chiarezza dei suoi scritti è lo specchio della precisione e lucidità del suo pensiero. Si può scrivere bene solo quando si hanno idee semplici e chiare e quando un pensiero profondo viene ridotto ai suoi punti essenziali. Solo su questo punto, a me ricordava le raccomandazioni di Popper: non usare il gergo, bandisci i toni alti, evita la retorica vacua. Parti sempre da un problema ben formulato. Spiegati come se parlassi ai tuoi nipotini. E se i tuoi colleghi accademici della porta accanto arricciano il naso, tu considerali ma non fartene intimorire.
È così che ha sfidato i laici ed è per questo che molti laici lo hanno ascoltato e seguito. È entrato in casa loro, ha preso il loro linguaggio, è partito dai loro stessi problemi. Una lezione che rimanda al suo amato Agostino nella polemica contro i filosofi. Ha dato fastidio non perché sia fastidioso o pedante e neppure pedagogico, ma perché ha messo in luce le nostre difficoltà, di laici e credenti. Si prova vero fastidio intellettuale, che è poi il celebre “effetto torpedine” di Socrate, quando si è messi a nudo e le nostre certezze vengono scosse.


Gli attacchi a Benedetto, a dire il vero, sono avvenuti non solo all’esterno, ma anche all’interno della stessa comunità dei credenti. Che cosa dà “fastidio” del discorso di Benedetto XVI dentro la Chiesa?
Quanto agli avversari interni alla Chiesa sono spesso anche più velenosi di quelli esterni. L’attacco proviene dai cosiddetti “liberal”, soprattutto tedeschi. E su questo punto non ho parole migliori di quelle meditate, serie e oneste dette di recente da monsignor Massimo Camisasca, e perciò le ripeto: chi lo attacca sono «coloro che si rispecchiano nelle derive del sinodo tedesco. Coloro che non hanno mai accettato il pontificato di Benedetto XVI, la sua umiltà, la sua chiarezza, la sua teologia profondamente aperta e nello stesso tempo radicata nella tradizione, l’acutezza della sua lettura del presente, la sua battaglia contro la riduzione della ragione, la sottolineatura del valore sociale della fede, l’apertura del diritto a un fondamento etico e veritativo».
Il punto, credo, è che Ratzinger è un autentico cristiano che crede che il cristianesimo non sia una teoria della liberazione dell’uomo, della giustizia sociale, dei diritti umani. No, anche quando qualcosa di utile si può ricavare su questi temi, il cristianesimo è la religione della salvezza. E la salvezza si prepara in questo secolo, ma non si gode in questo secolo. Torno ancora a Agostino: ciò che noi produciamo nella nostra vita mortale, anche le migliori conquiste (pensi a Roma, pensi alla scienza) noi possiamo usarlo (uti), non goderlo (frui). Come godimento, un bene secolare sarà sempre effimero, sempre uno strumento, non un bene in sé.


Papa Ratzinger è il Papa che, più di ogni altro in tempi recenti, ha riflettuto sul tema del rapporto tra ragione e fede. L’una, senza l’altra, è deficitaria. Su questo terreno, mi pare di poter riassumere, è avvenuto l’incontro con alcune intelligenze laiche, come la sua. Mi pare anche che questa riflessione, oggi, non sia più al centro del dibattito pubblico e sia molto sottovalutata. Sbaglio? E, se non sbaglio, perché?
Purtroppo, non sbaglia. È così che va il mondo della Chiesa oggi, come io lo vedo. Pensi alla guerra. È mai possibile che ci dobbiamo preoccupare per l’aumento delle spese militari di difesa e si dimentichi il peccato originale? Ecco un’espressione che incredibilmente non trovo più nelle parole del magistero e dei vescovi. Non è cosa da poco, perché la storia cristiana comincia proprio dalla Caduta, dopo la quale l’uomo ribelle, ridotto al secolo, è afflitto da ogni genere di vizi, un primo luogo la cupiditas e libido dominandi, sempre per tornare ad Agostino. Oppure davvero si pensa che la politica degli Stati possa superare, annullare, questa nostra condizione esistenziale? Basta un emendamento ad un disegno di legge per far dimenticare il primo dogma cristiano? Basta dire a pappagallo “l’Italia ripudia la guerra” per farla scomparire?


Che parole userebbe per festeggiare il suo compleanno?
Ratzinger, noi ti amiamo, tu illuminaci ancora. Noi preghiamo Dio perché assista te e noi con te.

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