Caro Presidente Berlusconi e (se mi permetti ancora) caro Silvio,
l’adunata dei No accorsi sotto il balcone di Massimo D’Alema (un’antologia da Spoon River) ha mostrato in modo tangibile che collocare Forza Italia sotto quell’insegna equivale a tradirne la storia e a danneggiarne l’immagine. Lo stesso D’Alema è stato onesto: quei No non fanno una forza di governo e servono solo per mandare a casa Renzi.
Riflettiamo su questo punto, la “cacciata del tiranno” evocata da D’Alema contro Renzi, con esattamente gli stessi termini in cui la predicava contro Berlusconi (“è pericoloso per la democrazia”), e pensiamo allo scenario più che prevedibile che ne consegue. Mandare a casa il governo è il cómpito dell’opposizione. Però una opposizione che mandi a casa un governo senza potergli subentrare non fa il proprio mestiere. Apre una crisi politica e istituzionale da cui non trae, né per sé, né per l’Italia, alcun beneficio.
Per essere più espliciti: se Renzi va a casa, Forza Italia non va al governo. Perché gli mancano le forze per vincere da sola, avendo già perso credibilità presso milioni di elettori, e gli mancano anche per vincere in coalizione, perché una coalizione tra Forza Italia, nuovi lepenisti e vecchi nazionalisti avrebbe l’effetto di distruggerne la natura e di ridurne ancora la consistenza elettorale, come peraltro i supposti alleati dichiarano di voler fare. Insomma: Renzi va a casa, D’Alema torna protagonista del suo partito, che a quel punto si sarà trasformato nell’ennesima variante della serie Pci-Pds-Ds, Grillo raccoglie i frutti di chi ha scosso l’albero, e Forza Italia finalmente sarà… irrilevante! Soprattutto se si considerano l’interesse dell’Italia e le aspettative sull’Italia manifestate esplicitamente dall’Unione europea, la Banca centrale europea, gli Stati Uniti, i mercati finanziari, mandare a casa Renzi in queste condizioni a me sembra un gioco non solo perdente ma irresponsabile e suicida. Renzi sarà sostituito, prima o poi, ma se prima non si può, o prima non è conveniente (anche perché fa alcune delle nostre politiche), allora è meglio aspettare il poi e nel frattempo agire per prepararlo.
Consideriamo ora lo scenario opposto. Forza Italia sostiene Renzi sulla riforma costituzionale. È evidente che chi è determinante per salvare un governo, entra nel governo, ne orienta la composizione e ne condiziona le scelte. Può obbligarlo a politiche che quello non intende fare, oppure che farebbe sol che ne avesse la forza. Può intestarsi le riforme. Può mostrare che le sue ricette sono indispensabili. Può presentarsi come salvatore dell’Italia in un momento di crisi gravissima.
Dove sta l’interesse di Forza Italia? Con il primo scenario, diventa piccola e isolata e porta l’Italia a correre rischi greci (anche i comunisti greci vinsero un referendum e poi chiamarono la troika e stesero la mano a mo’ di piattino), con il secondo scenario diventa protagonista e può risollevare il Paese. Nell’un caso continuerà a smobilitare i propri, ora attoniti e frastornati e abbandonati, elettori, nell’altro tornerà a galvanizzarli. Perché avranno definitivamente mandato a casa D’Alema, come i liberali desiderano, non Renzi, che vuole anche lui mandare a casa D’Alema. Certo, facendo passare la riforma costituzionale, Forza Italia si inimicherebbe la Lega attuale, ma i liberali non sono lepenisti e i democratici non sono populisti. Questi vogliono solo contarsi a spese di Forza Italia, Forza Italia vuole governare a vantaggio dell’Italia.
Il secondo scenario lo hanno compreso, con diversi gradi di consapevolezza, Scelta civica, Ala, Ncd. Lo hanno compreso decine di ex-parlamentari di Forza Italia, compresi fondatori e ex-ministri, che hanno aderito a Liberisi, con tanti comitati che si stanno costituendo in tutta Italia. Lo hanno compreso gli elettori di Forza Italia che in numero sempre crescente, come dicono i sondaggi, si oppongono alla gabbia del No. Messi tutti assieme, sono gli stessi cittadini che nel 1994 vollero la nascita di una forza liberale, riformista, moderata ma determinata, e nel 2016 ne vogliono la rinascita.
Caro Presidente Berlusconi, si tratta di fare i conti con il nostro passato, la nostra vocazione, l’interesse dell’Italia, e infine di scegliere. Votando Sì al referendum o lasciando i propri elettori liberi di votare Sì, non occorrerebbe neppure smentirsi con un dietro-front immotivato, anche se la motivazione ci sarebbe, perché Forza Italia ha votato a favore della riforma due volte e, come disse un parlamentare di Forza Italia nelle dichiarazioni di voto finali, “la riforma porta la firma anche di Silvio Berlusconi”. C’è adesso un’occasione d’oro, che Renzi ha offerto: la revisione della legge elettorale. Prendendolo sul serio, Forza Italia può ottenere una riforma migliore per sé e per quel centrodestra che prima o poi si dovrà ricostituire su basi liberali. Può togliere ai Cinquestelle il grimaldello che gli è stato regalato. Può rinascere dalle sue ceneri.
Altro che fare un dispetto a Renzi per aver eletto il presidente Mattarella! Altro che prendersi una rivincita giudiziaria sulla sciagurata legge Severino! Berlusconi sarebbe un Padre della patria. Un ritrovato punto di riferimento dei moderati. Una figura insostituibile per la stabilità del sistema e la salvezza dell’Italia. Un interlocutore internazionale affidabile. Votando Sì, si esce dall’angolo e si rientra al centro della scena.
Io mi ostino a crederci, caro presidente Berlusconi. Lei è ancora il generale che motiva e guida le truppe rimaste, mentre i suoi colonnelli e finti alleati, oggi come ieri, pensano solo all’intendenza. Perciò confido in Lei. Con una stretta di mano.
Marcello Pera
*pubblicato su Libero Quotidiano del 15.10.2016