Interviste

Pera: “Non sappiamo più cosa sia una pena in Italia”

20 Marzo 2008

Pera: “Non sappiamo più cosa sia una pena in Italia”

di Marino Collacciani 

“C’è un abbassamento evidente e incontrollato del senso civico”. L’ex presidente del Senato, Marcello Pera, ci spiega in un’intervista come a suo modo di vedere stia cambiando l’utilizzo dell'”autonomia” di giudizio in Italia rispetto alle morti provocate da automobilisti ubriachi.

“Un modo di interpetare una sorta di ‘corporativismo’ – sostiene Pera – sia da parte di chi víola le regole e la legge sia da parte di chi dovrebbe farle rispettare”. 

Senatore Pera, quanto sta accadendo in Italia ha “parentele” con altri fenomeni sociali? 

“Sí, mi viene subito in mente il bullismo. Un fenomeno per nulla distante dai pirati al volante che, cifre alla mano, crescono a livello esponenziale. Il giovane uomo che ha investito e ucciso a Roma le due ragazze irlandesi si è comportato alla stregua di chi non rispetta le regole, anzi le ignora perchè nessuno le fa rispettare. Un po’ come succede spesso nelle scuole italiane. à come se non si avvertisse più un senso del dovere”.

Come definirebbe oggi il termine “regola” in Italia? 

“Un impaccio”. 

Ci spieghi meglio. 

“L’allarme sociale che si avverte in Italia sta proprio nella mancanza di certezze, una disgregazione del senso civico che non sfugge a chi entra nel nostro Paese: nel vedere questi esempi, l’extracomunitario avverte la stessa percezione. Per cui gli sembrerà assolutamente normale e consentito scorrazzare sul Lungotevere a Roma o tra i portici a Bologna, rigorososamente ubriaco”. 

Di chi è la responsabilità? 

“Certamente di ciascuno di noi, ma a mio parere anche della magistratura italiana che dà l’impressione di aver perduto il senso della gravità sociale dei reati”. 

Dove manca l’apporto dei magistrati?

“Non sappiamo più cosa sia una pena. I sentimenti diffusi della gente non entrano e non incidono all’interno di un mondo giuridico che è troppo distante dal mondo sociale. L’autonomia è importante, ma non si può vivere in un mondo proprio. Occorre avere anche la giusta duttilità nel discernere i diversi casi di investimenti legati alla violazione del tasso alcolemico. La legge va interpretata serenamente e quando necessario deve essere anche dura, creare precedenti che costituiscano giurisprudenza reale”.

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