29 Luglio 2006
“Imt rischia di morire per sete di vendette”.
di Marcello Pera
LUCCA — Scontro frontale sul futuro di IMT, l’istituto di Alti Studi e centro d’eccellenza per laureati con 110 e lode che ha sede in S.Micheletto, che rappresenta senza dubbio un fiore all’occhiello per la città, peraltro statalizzata dal governo di centrodestra. Il senatore Marcello Pera, che IMT l’ha ideato e voluto, va all’attacco in lungo intervento inviato in esclusiva al nostro giornale. Un intervento che non mancherà di far discutere, e che arriva a pochi giorni dall’incontro convocato a Roma dal nuovo sottosegretario alla pubblica istruzione, Luciano Modica, che ha convocato una delegazione degli enti che fanno parte della Fondazione lucchese per l’Alta formazione e ricerca (Flafr) proprio per parlare delle prospettive della scuola. Pera, nella sua lettera, paventa in pratica il rischio che l’istituto di Alti Studi finisca in una crisi irreversibile per colpa di alcuni personaggi irresponsabili e a causa della sete di vendette del governo di centrosinistra e dei suoi sostenitori. Non solo. L’ex presidente del Senato sottolinea come sia intenzione dell’esecutivo guidato da Prodi di tagliare i fondi stanziati dal governo Berlusconi. «Racconto adesso la storia di IMT perché, essendo vicini all’epilogo, ritengo che i lucchesi debbano sapere chi ha fatto che cosa e perché, e chi minaccia di fare altre cose e perché. La racconto in prima persona, perché di IMT mi ritengo uno dei padri. E la racconto nei dettagli, perché vedo che è cominciata un’opera di disinformazione da parte di chi a IMT si opponeva e ora se ne fa imbarazzato e peloso custode». Attacca cosi la lunga lettera che Pera indirizza al nostro giornale, e con il quale spezza un lungo silenzio sulla vicenda.
L’inizio
«Come si ricorderà IMT, che non è un’università ma un’Alta Scuola di dottorato – comincia a prendere forma il 23 giugno 2004 con un accordo di programma che dà il via ad un Consorzio composto da tre università (Politecnico di Milano, Luiss, S.Anna), più l’Università di Pisa per convenzione, finalizzato alla ‘sperimentazione di scuole di dottorato di ricerca, in coerenza con le linee di ricerca di interesse nazionale’ — prosegue Pera —. L’accordo viene inserito nella programmazione universitaria 2004-2006. Più di un anno dopo, esattamente il 18 novembre 2005, con decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 novembre, IMT viene ufficialmente istituita. La novità a livello nazionale è assoluta e di grande rilievo: nasce un’Alta Scuola per dottorati, diversi e originali rispetto a quelli del sistema universitario nazionale, a cui partecipano per il 50% quattro Università e per il 50% un territorio rappresentato da una fondazione lucchese, FLAFR, che raccoglie privati e enti pubblici».
Caso unico
«Si tratta di un caso pressoché unico di collaborazione pubblico-privato nel settore cruciale della ricerca, Enorme è anche, fin. dall’inizio, il successo della Scuola, che, come si ricorderà, fu ufficialmente inaugurata in San Romano con una cerimonia del febbraio 2005, alla presenza del ministro Moratti, mia e di più di dieci rettori italiani, fra cui i quattro interessati. Ricordo qualche dato significativo del successo relativo al secondo anno: 1387 domande pei 75 posti (di cui 40 borse di studio piene); il 43,2% delle domande proveniente dall’estero. Ancor più incredibili sono il numero e la qualità delle domande per contratti di ricerca. Accade che molti ricercatori stranieri (fra cui 12 dagli Stati Uniti e molti italiani in università straniere) facciano domanda per venire a lavorare e insegnare a Lucca. Insomma, una fuga di cervelli all’incontrario — aggiunge Pera —. Quando, nel discorso inaugurale, mi augurai che Lucca fosse in grado di vincere la sfida di IMT, il mio fu un facile timore, perché non feci in tempo a esprimerlo che nacquero le prime polemiche politiche, in cui si distinsero soprattutto l’onorevole Mariani e il presidente della provincia Tagliasacchi. Tutto, comunque, mi si sarei potuto aspettare, comprese le insinuazioni personali, fuorché il comportamento del professor Varaldo del S.Anna di Pisa. In una nota inviata al Ministero, all’insaputa di tutti, il professor Varaldo chiese che i titoli non fossero conferiti autonomamente da IMT, bensì (si noti) ‘congiuntamente dall’IMT e dall’istituzione universitaria primariamente responsabile dell’organizzazione dei corsi e del risultato scientifico, didattico e formativo’. E aggiunse che ‘sarebbe auspicabile dotare le due scuole Superiori pisane (cioè il S.Anna e la Normale, la quale sta a IMT come il cavolo alla merenda) di una dotazione finanziaria annua specifica, tramite apposito intervento del Miur, da destinare al finanziamento della Scuola di dottorato di Lucca’. In sostanza, per tradurre la prosa di Varaldo: a me i soldi da inviare a IMT, a me la paternità dei titoli da rilasciare, e naturalmente a me i miei docenti. Per far intendere meglio le sue intenzioni ostili, Varaldo autosospese il S.Anna dal Consorzio delle Università».
L’appello internazionale
Pera va avanti nel racconto: «A questo punto, la polemica monta a livello nazionale, ma nasce anche la reazione. L’8 dicembre 2005, sul Corriere della Sera e sul Riformista, viene pubblicato un appello internazionale a difesa di IMT firmato da circa quaranta illustri docenti e scienziati, da Alberto Alesina di Harvard a Luigi Zingales di Chicago. Ma l’appello non placa i detrattori di IMT. Al veleno che nasce in ambiente pisano si aggiunge quello lucchese. Il 9 febbraio di quest’anno, tutta questa spazzatura viene raccolta sulla prima pagina del Corriere della sera con un articolo, in cui, citando l’Ulivo di Lucca, si parla di IMT come del ‘giocattolo di Pera’. Faccio tra parentesi osservare che nessun docente, nessun allievo e nessun dipendente lavora e ha mai lavorato in IMT su mia indicazione e richiesta».
Denigrazioni e fatti
«In breve tempo, dalla ‘conversione’ di Varaldo alle denigrazioni dell’Ulivo di Lucca, si passa ai fatti. Il sindaco di Lucca di allora e il presidente della Provincia, misteriosamente alleati, più altri personaggi, inducono FLAFR, in una riunione tempestosa, a decidere di impugnare lo Statuto — dice ancora Pera— che essa stessa aveva contribuito a scrivere e aveva approvato tre mesi prima, con l’argomento che la componente lucchese non sarebbe stata rappresentata adeguatamente. L’argomento era ed è palesemente falso, perché lo Statuto (art.6, comma 2) prevede che i privati possono essere rappresentati ‘in numero non superiore a sette’ : in totale, considerando che il direttore di IMT, il professor Pammolli, è lucchese, si tratta di almeno 8 lucchesi contro 9 fra docenti e rappresentanti del Ministero».