Marcello Pera smonta le ragioni del no al referendum costituzionale di Zagrebelsky&co.
di Redazione 28 Settembre 2016 ore 15:09
Martedì Marcello Pera, filosofo, politico, ex presidente del Senato, ex senatore di Forza Italia e Popolo della libertà tra il 1996 e il 2013, intervistato dal direttore Claudio Cerasa, aveva analizzato e smontato le ragioni del no al referendum costituzionale che provengono dalla sinistra di Zagrebelsky & co.
Supera il Bicameralismo?
No, lo rende più confuso e crea conflitti di competenza tra Stato e regioni, tra Camera e nuovo Senato.
“Non è vero. Si modifica l’articolo V della Costituzione, secondo le indicazioni offerte dalla Corte costituzionale, e si diminuisce la conflittualità”.
Produce semplificazione?
No, moltiplica fino a dieci i procedimenti legislativi e incrementa la confuzione
“E’ tecnicamente falso. I procedimenti legislativi sono tre. Primo: ordinario, ultima parola alla Camera. Secondo: paritario, leggi costituzionali e regole istituzionali, che sono poche e comunque elencate. Terzo: ultima parola alla Camera ma a maggioranza assoluta: per l’attuazione della clausola di supremazia dello stato sulle regioni”.
Diminuisce i costi della politica?
No, i costi del Senato sono ridotti solo di un quinto e se il problema sono i costi perché non dimezzare i deputati della Camera?
“Mi sembra un ottimo argomento. Aggiungerei, per elevare il livello del dibattito, che forse bisognerebbe ridurre i costi delle pensioni milionarie degli ex presidenti delle Corte costituzionale, specie quelli che lo sono stati per pochi mesi”.
E’ una riforma innovativa?
No, conserva e rafforza il potere centrale a danno delle autonomie, private di mezzi finanziari.
“Non è vero. Nella legge non si parla di mezzi finanziari. E’ un no che non ha senso, è basato sulla non lettura del testo ed è in contraddizione con il no numero uno: non si può sostenere contemporaneamente che la legge aumenta i conflitti di competenza tra stato e ragioni e poi dire che invece rafforza il potere centrale a danno delle autonomie. O l’una o l’altra”.
Amplia la partecipazione diretta da parte dei cittadini?
No triplica da 50.000 a 150.000 le firme per i disegni di legge di iniziativa popolare.
“Oggi i disegni di legge di iniziativa popolare sono presentati al presidente di Camera e Senato il quale poi li gira a una commissione competente che di solito non combina nulla. Con la riforma i disegni di legge di iniziativa popolare devono essere obbligatoriamente discussi e portati al voto”.
E’ una riforma chiara e comprensibile?
No, è scritta in modo da non poter essere compresa.
“Davvero dicono così? Con il noto acume del professor Zagrebelsky mi sarei aspettato una conoscenza almeno basilare della grammatica italiana”.
E’ una riforma legittima?
No, perché è stata prodotta da un parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale
“Da un professionista non fazioso del diritto come il professor Zagrebelsky mi sarei aspettato qualcosa di più. Per esempio che non ripetesse a memoria la favoletta grillina che questo Parlamento è incostituzionale. Gli segnalo il punto numero sette della sentenza della Consulta del primo gennaio 2014: ‘Le elezioni che si sono svolte in applicazione anche delle norme elettorali dichiarate costituzionalmente illegittime costituiscono, in definitiva, e con ogni evidenza, un fatto concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti. Del pari, non sono riguardati gli atti che le Camere adotteranno prima che si svolgano nuove consultazioni elettorali’”.
E’ il frutto della volontà autonoma del parlamento?
No, perché è stata scritta sotto dettatura del governo.
“Falso. E’ una riforma voluta dalla maggioranza di governo ma nel voto finale ci sono 70 senatori non del Pd che hanno votato questa riforma. In tutte le votazioni, anche quelle finali, la percentuale di voti ottenuta dalla maggioranza è stata tra il 56 e il 58 per cento dei presenti in Aula. Per non parlare poi di tutti gli emendamenti accolti durante l’iter parlamentare. Persino troppi”.
Garantisce la sovranità popolare?
No, perché insieme alla nuova legge elettorale (Italicum) già approvata espropria la sovranità al popolo e la consegna a una minoranza parlamentare che solo grazie al premio di maggioranza si impossessa di tutti i poteri.
“Non si vota sul combinato disposto, si vota sulla riforma costituzionale. E’ esagerato dire che si espropria la sovranità popolare. A meno che non si consideri più salutare per la rappresentazione della sovranità popolare una legge elettorale proporzionale che dà al presidente della Repubblica e non agli elettori i veri poteri per formare un governo”.