11 ottobre 2006
«Più rigore per la cittadinanza»
Una petizione chiederà norme più severe per diventare italiani
ROMA – Italiani si diventa, ma senza fretta. Forza Italia boccia il disegno di legge Amato sul diritto di cittadinanza riconosciuto agli immigrati dopo 5 anni di permanenza nel nostro Paese, lancia una petizione per chiedere al governo di fare dietro front sul tema e presenta una propria proposta, decisamente più esigente anche rispetto all’attuale normativa: tempo raddoppiato e un test che dimostri la conoscenza dell’Italia da parte dell’aspirante italiano.
Per illustrare i perché del «no» azzurro al disegno di legge che porta il nome del ministro dell’Interno, ieri mattina a Montecitorio c’erano l’ex presidente del Senato, Marcello Pera, il coordinatore di Fi, Fabrizio Cicchitto, e i parlamentari azzurri Jole Santelli (componente della commissione Affari costituzionali, dove è in discussione la proposta del governo) e Antonio Palmieri (responsabile del sito web di Forza Italia che ospita la petizione on line). L’ex primo inquilino di Palazzo Madama ha stigmatizzato duramente il disegno di legge Amato. L’accelerazione del termine per ottenere la cittadinanza è considerato da Pera un grosso errore, frutto di una grave confusione che porta a una «svendita in cambio di un’integrazione presunta». Mentre «concedere la cittadinanza – sottolinea l’ex presidente del Senato – significa concedere sovranità in un Paese libero e democratico a quanti appartengono a una stessa comunità nazionale condividendone principi e valori».
Dunque non «un passaporto» né una generica «ospitalità, solidarietà sociale o integrazione». L’impronta della proposta governativa, prosegue il senatore, è di apertura indiscriminata: i soli cinque anni richiesti agli stranieri per diventare cittadini italiani sono un segnale in chiara «controtendenza rispetto al resto d’Europa», dove molti stati membri valutano modifiche in senso restrittivo alle normative in tema d’immigrazione, anche perché, «come dimostrano le banlieue parigine», certi modelli di multiculturalismo «sono di fatto falliti». L’obiettivo, dunque, è «fermare questo disegno di legge». Anche grazie alla petizione popolare lanciata da Forza Italia, la prima nella storia degli «azzurri», che sia Pera che il responsabile internet del partito Palmieri definiscono come «prove tecniche di referendum». Il traguardo, con lo slogan «Italiani in cinque anni? No, grazie», è raccogliere mezzo milione di firme entro fine anno. Si può scegliere di aderire on line oppure di stampare un modulo per raccogliere fino a dieci firme da spedire poi per posta o fax.
Al modello del centrosinistra, Forza Italia contrappone poi una proposta di modifica della legge sulla cittadinanza di segno opposto. D’altra parte, osserva Cicchitto, il disegno di legge di Amato è «un’iniziativa dissennata, e mi stupisce arrivi da un uomo che è invece solitamente saggio», per di più in un momento che – ricorda il coordinatore azzurro, è particolarmente delicato sul fronte della minaccia del terrorismo. A illustrare la proposta di Fi, «non contro l’immigrazione ma per una corretta integrazione» è Jole Santelli, che dopo aver ricordato come il disegno di legge di Amato abbia avversari anche all’interno del centrosinistra, spiega come sia necessario, per esempio, che chi chiede la cittadinanza italiana rinunci alla propria, poiché «non si può giurare fedelta alla costituzione italiana e al contempo alla Sharia». Una «stretta» a maglie «troppo larghe» che, giura la Santelli, sarà un incentivo per chi ha davvero scelto il nostro Paese come patria. Per farlo, propone Forza Italia, serviranno 10 anni di residenza «stabile e legale», che scendono a tre quando l’immigrato sposa un cittadino italiano. Per chi nasce in Italia la cittadinanza arriva solo a 18 anni, e dopo la scuola. Per dirla con Pera, nascere in un posto «non basta, bisogna crescere, respirando lo spirito e la cultura di una nazione». E se non si è «respirato», bisogna studiare: Fi vuol subordinare la concessione della cittadinanza alla frequentazione di un corso di almeno 12 mesi e al superamento di un test per accertare che si conoscano la lingua, la storia e la Costituzione d’Italia.