I miei articoli

Articolo su “La Stampa”

20 Agosto 2007

Il gemello che serviva 

Berlusconi sa di politica più di quanto credano quei babbei, o invidiosi o schizzinosi, che gli contestano il ciondolo al collo e più di tanti ex funzionari di partito e magari ora leader politici che lo deridono perchè non sarebbe un autentico «professionista» come loro. Perciò il naso mi dice che, finalmente, siamo di fronte a un fatto politico nuovo e importante nel centrodestra.

Sono due le ragioni che mi fanno sniffare l’idea. Tutte e due hanno una premessa. Per quanti siano gli sforzi del presidente del Consiglio, questo governo è morto da tempo presso lo stesso elettorato che lo ha votato. È stato capace solo di disfare per ragioni ideologiche: la legge sulla scuola, quella sulle grandi infrastrutture, quella sulla giustizia, quella sul fisco, quella sulle pensioni, tra poco quella sul lavoro. E naturalmente la riforma costituzionale ora rimpianta. Disfacendo, il governo attuale non ha capito che non solo si prendeva vendette contro il precedente, ma penalizzava quei tantissimi che di quelle leggi beneficiavano o avrebbero beneficiato.
Dunque, si andrà alla crisi di governo e nelle condizioni peggiori per la sinistra, quando il partito democratico non sarà decollato e l’attuale maggioranza si troverà ancora alle prese con quella sinistra senza la quale non può vincere e con la quale non può governare. E dalla crisi di governo, anche se si opponessero quegli alleati di Berlusconi che tentano di logorarlo, non si uscirà che con le elezioni anticipate. In autunno, in primavera, nel 2009, non importa: il destino è segnato, non per volontà del Palazzo ma per richiesta dei cittadini.
Ma come si votera? Con la legge attuale, salvo qualche spruzzo di cipria qua e là. Cambiarla in modo drastico sarebbe utile, ma richiederebbe proprio quella modifica della Costituzione che la sinistra ha respinto. E comunque occorre tempo, mentre gli italiani hanno fretta. E votando presto, occorrerano comunque, a destra come a sinistra, due partiti cardine e simmetrici attorno a cui far ruotare le coalizioni. Il Partito democratico sarà uno. Forza Italia è l’altro?
Qui cade la mia prima ragione. Forza Italia è come tutti i partiti, compresi quelli nuovi che stanno per nascere. È un apparato, una fortezza, un tram affollato: chi non c’è, spinge, chi c’è, fa resistenza ai nuovi possibili viaggiatori. Oggi tantissima gente, soprattutto giovani, avverte il bisogno di impegnarsi in politica ma non trova spazio, perchè una legge sociologica ferrea dice che le burocrazie, qualunque cosa facciano – dalla politica ai bolli sugli atti – la vogliono fare da sole, e perciò diffidano dei nuovi, si chiudono, fanno resistenza. Se Forza Italia deve essere il partito cardine del centrodestra per vincere le elezioni, allora serenità di giudizio vuole che esso non sia politicamente attrezzato come si richiede. E non importa che sia guidato da Berlusconi, perchè come sanno anche i burocrati, oltre che molto bene Berlusconi per primo, gli elettori si fidano molto di lui e assai meno di loro. Dunque, ci vuole qualche altra cosa: o una Forza Italia rinnovata o un gemello accanto a Forza Italia, dove inserire i tanti esterni o i molti diffidenti. Escluso, naturalmente, un partito unico della destra che nasca per fusione fredda da quelli dell’attuale Casa delle libertà.
L’altra ragione per cui, con un po’ di gusto, lo ammetto, annuso l’arrivo del gemello è assai meno contingente. E riguarda proprio l’attuale centrodestra. Benchè non così eterogeneo e incapace di convivere come l’Unione, esso attualmente non ha sufficiente identità liberale, popolare, democratica da rassicurare non semplicemente tutti quelli che non vogliono la sinistra, ma tutti coloro che, non volendo la sinistra, sono anche capaci di unirsi su un autentico programma di rinnovamento. Proprio quelli che, definendosi «moderati» (cioè ex democristiani) hanno sempre insistito nel dire che, con «questo» bipolarismo o con «questo» centrodestra, non si può essere alternativi alla sinistra, dovrebbero essere i primi a capire che occorre una coalizione di moderati, questa volta, a differenza dell’altra, uniti davvero per governare e non solo per vincere. Dunque, ci vuole un partito nuovo, con gente nuova, che raccolga elettorato nuovo, per un’alternativa nuova. Dunque, ha ragione Berlusconi.

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