Interventi

Assemblea Parlamentare della Nato – 50 sessione annuale

Venezia, 16 novembre 2004

Signori delegati,

Porto il saluto del Senato alle delegazioni parlamentari dei Paesi membri della NATO, alle delegazioni dei Paesi associati e dei Paesi osservatori, all’ On. Doug Bereuter, al Comandante Supremo Generale James Jones, al Vice Segretario Generale Amb. Minuto Rizzo.

La Nato è la più importante Organizzazione internazionale di sicurezza e difesa. Essa ha garantito la pace di fronte alla minaccia del comunismo, ed è stata decisiva nella caduta dell’Unione Sovietica e del Patto di Varsavia. Malgrado le mutate circostanze storiche, il suo compito non è esaurito: nuove minacce incombono sull’Occidente e nuove richieste di sicurezza si alzano.

La Nato ha accettato queste nuove sfide e, in Europa, sta dando un grande contributo alla stabilizzazione dei Balcani. Ma una strategia limitata al continente europeo non può più essere considerata una risposta sufficiente, né lungimirante, perché le stesse frontiere di sicurezza dell’Europa e dell’Occidente si sono allontanate. In Afghanistan la Nato si è dimostrata uno strumento fondamentale. Se a Kabul è caduto un regime degradante per la dignità degli uomini, se si sono svolte libere elezioni, lo si deve anche all’azione della Nato.

Il problema di sicurezza che pone l’Iraq non è certo inferiore a quello posto dall’Afghanistan. Anche l’Iraq sta cercando di affrancarsi dal triste lascito di una dittatura. Anche l’Iraq sta andando verso libere elezioni. E anche la stabilità dell’Iraq è un fattore di sicurezza per l’Occidente. L’Alleanza sta dando una prima risposta alla richiesta di libertà di quel popolo. È un passo al quale è auspicabile possano seguirne altri, con obiettivi superiori a quello dell’addestramento delle Forze armate irachene. Il Segretario generale della Nato ha detto che egli non esclude che ciò possa accadere “a breve”. Perché, allora, ancora tante difficoltà e incertezze?

La risposta riguarda le relazioni euro-atlantiche. Europa e America oggi sono divise. Sempre il Segretario generale De Hoop Scheffer ha detto che “c’è un gap nella percezione della minaccia terroristica fra Stati Uniti e Europa… Molti europei fanno fatica a capire che in una lontana regione asiatica possa accadere qualcosa che mette in pericolo la loro sicurezza personale”. Penso che abbia ragione, e anch’io credo che questa sia “una visione molto miope”.

L’Europa avverte la minaccia del terrorismo in modo più attenuato; è incline a pensare che esso sia reattivo e non invece aggressivo; che sia un fenomeno isolato e un episodio transitorio; che sia causato in gran parte da responsabilità dell’Occidente, in particolare di Israele.

Queste divisioni si sono manifestate soprattutto dopo l’11 settembre e con la guerra in Iraq. Io credo però che esse siano state piuttosto il sintomo e non la causa della crisi. La causa è più profonda, e si può riassumere in una sola frase: c’è una parte dell’Europa che non ritiene più di appartenere alla stessa comunità dell’America, perché pensa di avere una natura peculiare, e perciò interessi suoi propri, diversi da quelli americani.

Io credo che questo sia un errore, oltre che un grande rischio. Può l’Europa prescindere dall’America? Può l’Europa essere sicura senza l’America? Le stesse domande possono essere invertite. E le mie risposte sono sempre le stesse: io credo di no. E perciò io credo che dobbiamo rapidamente ritrovare il senso di un’alleanza atlantica che non è solo militare, ma politica e soprattutto di valori.

Non nego l’esistenza di differenze fra Europa e America, negli stili di vita, nell’economia, nel ruolo dello Stato, nello stato sociale, nei settori della ricerca e in molti altri. Non nego neppure l’utilità di queste differenze. Nego che esse siano oggi superiori a quelle che sono sempre state, e soprattutto nego che esse giustifichino divisioni o fratture. Perciò, di fronte alle nuove minacce contro l’Occidente, sostengo che una biforcazione strategica non avrebbe senso.

Se incomprensioni e divisioni ci sono, dobbiamo superarle. Soprattutto all’interno della NATO, che è la massima istituzione euro-atlantica non soltanto militare ma anche profondamente politica. Questa Assemblea ne è una prova. Nei parlamenti che voi rappresentate non si discute solo di sicurezza, e anche quando si discute di sicurezza ci si riferisce a princìpi e valori. E poiché i princìpi e i valori della libertà, della convivenza, della sicurezza, sono condivisi dall’una e dall’altra sponda dell’Atlantico, noi abbiamo il dovere di affermarli e – quando attaccati – di difenderli.

Di fronte agli stati falliti, al terrorismo, alle armi di distruzioni di massa in mano a dittatori, non abbiamo molte opzioni. Ne abbiamo solo due: prevenzione e difesa. Se non le usiamo, mettiamo il mondo a rischio. Grazie alla Nato, questo rischio l’abbiamo superato più volte in passato. Dobbiamo agire affinché sia così anche in futuro.

 

 

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