Interviste

Intervista a “Il Foglio”

22 Febbraio 2009

Testamento biologico e etica di Stato

Intervista a “Il Foglio”

Interrogato dal Foglio intorno alla legge sul testamento biologico presentata dal Pdl e passata al Senato in commissione Sanità, l’ex presidente del Senato esordisce cosi’: “Perchè dobbiamo dirci cristiani’ dev’essere il tema di una battaglia culturale, ma non c’è bisogno di una legge per imporlo”. Poi si dice perplesso di fronte a chi guardi con favore a una legge dello Stato che sanzioni un peccato come fosse un reato: “Quando la società civile non percepisce più un certo comportamento come violazione di un divieto morale, non si può trasformare il peccato in reato. Non si può imporre un’etica di stato, perchè in una società libera l’etica preesiste allo stato. L’etica di stato appartiene alle dittature, comprese quelle democratiche, le quali votano su quegli stessi valori su cui invece le democrazie dovrebbero fondarsi”. 

La legge sul testamento biologico, secondo Pera, ne è solo l’ultimo esempio: “I laicisti alla Veronesi e alla Marino cercano di imporre la morale del supermarket etico del ciascuno fa quel che vuole; gli antilaicisti difendono la dottrina della chiesa. Tra Beppino Englaro che vuole la morte di sua figlia e coloro che vogliono salvarla, la mia concezione morale sta coi secondi, ma io credo che entrambi i fronti oggi siano impegnati a trasformare lo stato nel braccio armato dell’etica”. Lo stato, allora, non dovrebbe mai intervenire? Dovrebbe tollerare qualsiasi comportamento affidato alla discrezione dei privati? “No”, risponde Pera. “Pensare che lo stato sia neutrale è l’errore dei laicisti. Lo stato liberaldemocratico in realtà ha valori e principi propri, sanciti dalla Costituzione, e in nome di tali valori e principi può legiferare e imporre limiti e divieti”. 

La nostra Costituzione, “che Dio ne seppellisca presto la prima parte, con buona pace del presidente Napolitano” osserva Pera “stabilisce per esempio che non si può coartare la libertà di autodeterminazione di un malato. Se un malato rifiuta la trasfusione di sangue, perchè è un testimone di Geova, il medico si deve fermare. E perciò, per le stesse ragioni, si deve fermare anche se un paziente rifiuta la cannula per l’alimentazione e l’idratazione. E’ un principio riconosciuto dalla giurisprudenza, che rende vana qualsiasi legge che lo negasse, come quella sul testamento biologico, la quale, se approvata in Parlamento, verrebbe a essere impugnata davanti alla Corte costituzionale. Il che spiega, oltre alla ragione culturale, la ragione giuridica della mia perplessità verso questa legge”. Dunque sul fine vita bisognerebbe astenersi dal legiferare? “Non dico questo risponde Pera una legge ci vuole, ma dovrebbe esser sul dissenso informato più che sul testamento biologico, e dovrebbe mantenere almeno quattro punti fermi: 

1. Ribadire certi divieti, che sono anch’essi principi costituzionali al pari dell’autodeterminazione terapeutica, come il no all’eutanasia, il no al suicidio assistito, il no all’abbandono e il no all’accanimento terapeutico; 2. Adottare per questi termini le migliori definizioni scientifiche disponibili; 3. Precisare cosa intendere per dissenso informato contro la terapia prescritta dal medico e in particolare che il dissenso del paziente debba essere affidato a una volontà espressa, attuale dunque non risalente ad anni prima inequivoca e cioè non ricavata dalla voce del padre o degli amici, come nel caso di Eluana e informata, secondo quanto stabilito da una bella sentenza della terza sezione civile della Corte di cassazione, presieduta da Roberto Preden. Infine, la legge dovrebbe stabilire chi debba esprimere questo dissenso nel caso in cui lo stesso paziente non fosse in grado di farlo”. 

Please follow and like us:
Pin Share