Interviste

Intervista al “Corriere della Sera”

29 Giugno 2006

“Pera: i Ds ora mi riabilitano. Franco? Vittima di Prodi”. 

di Marco Galluzzo

ROMA – Nei corridoi del Senato lo fermano i diessini: «Nemmeno tu l’avresti combinata così», gli sorride Cesare Salvi. Poco distante Gavino Angius ammette: «Marini ha fatto un errore». Marcello Pera ovviamente sorride, minimizza i complimenti («eh sì, ora mi riabilitano, post mortem»), ma non vuole dire una parola contro chi gli è succeduto alla presidenza del Senato. Al massimo concede una critica: «Credo che Marini sia una vittima: di Prodi, della presunzione di questo governo. Detto questo sta dimostrando più ostinazione che flessibilità, facendo un danno all’istituzione Senato oltre che a se stesso».

Allora presidente, come giudica l’incidente?

«Con me una cosa simile non è mai successa, ho sempre dato la parola a tutti».

Lei dirigeva un altro Senato, con altri equilibri numerici.

«È vero, ma qui siamo già alla seconda volta. Marini non può pensare di procedere così, il Senato non può solo votare fiducie e non discutere di nulla». Si avvicina un altro senatore della maggioranza, chiede a Pera se Marini ha ricevuto consigli dagli uffici giuridici: «Il problema non sono i consigli ricevuti, ma quello che ha chiesto, ovvero come ridurre al minimo la discussione, per non far parlare l’opposizione. E si sa, i precedenti sono come i peccati: a cercarli si trovano sempre».

Colpa di Marini dunque?

«Al contrario. Lo ritengo una vittima di questo governo. Prodi dà l’impressione di voler governare facendo a meno del Senato. Esistono già le date parlamentari per le fiducie. Se le cose stanno così era invitabile che accadesse. E, se Marini non gli farà cambiare idea, succederà ancora». Tutta colpa di Prodi? «Certo. E mi meraviglia che non si curi di mettere in difficoltà la seconda carica dello Stato e il Parlamento. Marini si trova coinvolto in un percorso di guerra che è stato definito a Palazzo Chigi. Il ministro Chiti si è dimostrato inesperto».

Anche voi facevate ricorso alla fiducia. E non sarete ricordati come campioni del contributo parlamentare alle leggi.

«Ma non è mai successo che sia stata chiesta una fiducia preventiva. La fiducia arrivava al termine della prima lettura, dopo un percorso che prevedeva ampio dibattito. Prodi al Senato non ha una maggioranza e cerca di porvi rimedio, ma nel peggior modo possibile, creando una ferita istituzionale».

Oggi i senatori del centrosinistra presenti erano 160, ampia maggioranza dunque. In apparenza nessun problema. Che è successo secondo lei?

«Facendo parlare Schifani e Malan, e accettando un dibattito, avremmo perso al più un paio d’ore. Diciamo che a Marini è mancata la prontezza di capire che la forzatura non era necessaria. Il massimo del rischio che correvano era che mancasse il numero legale. Il mio timore è che Marini voglia creare un precedente, ma su questo punto il regolamento è chiaro».

Dice anche che non si possono tirare dei libri all’indirizzo della presidenza.

«Indubbiamente, ma guardi qui il problema è il modo di essere maggioranza non certo il nostro modo di fare opposizione. Qui stiamo parlando di banali decreti, mi chiedo cosa succederà con la Finanziaria. Come pensa Prodi di portarla avanti? Così finirà con l’esautorare la sua stessa maggioranza. Non la vedo la sinistra radicale che vota a scatola chiusa la Finanziaria: sarebbe l’implosione del centrosinistra».

Previsioni?

«Fra qualche mese Prodi arriverà a un bivio: o farsi da parte o trovare un accordo con l’opposizione. Ma non credo che lo farà: andrà via lasciando i pozzi avvelenati».

 

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