Interviste

Intervista su “Corriere della sera” – Corriere Fiorentino – La Toscana

Pera sul governo Draghi

 

La svolta del leader della Lega è profonda e duratura, in Toscana avrà un peso fortissimo I democratici? Orfani di Renzi e ancora un altro genitore non se lo sono trovati

di M.F.

«C’è un dato storico: la svolta di Salvini, che avrà un peso fortissimo in Toscana». E se non ci sono ministri toscani, soprattutto del Pd, nel governo, è perché «i democratici sono orfani di Renzi e ancora un altro genitore non se lo sono trovati». Marcello Pera, tra i fondatori di Forza Italia, a lungo sena- tore e presidente di Palazzo Madama.

Che giudizio dà del nuovo governo?

«Lo dividerei in zone “bianche”, “gialle” e “arancioni”, sperando che non si arrivi al “rosso”».

Partiamo dal «bianco».

«C’è una zona senza virus, bianca, dove ci sono i tecnici e la grande figura del presidente del Consiglio che col suo solo prestigio fa abbassare lo spread, un guadagno netto per l’Italia. Con una preziosa operazione di Renzi, per- ché no Renzi-no Draghi. E una storica svolta di Salvini, col nuovo posizionamento della Lega».

E la «zona rossa»?

«Per il momento non c’è: c’è una zona gialla. Questo è un governo con tre obiettivi: risolvere le emergenze sanitaria, sociale, economica. Quella economica è stata affrontata in pieno, con tre tecnici autorevoli e capaci. Per quella sanitaria, siamo al giallo: non sono sicuro che si possa affrontare con lo stesso ministro di prima. Idem l’emergenza sociale (licenziamenti, occupazione, chiusure) non la si può affrontare con il ministro Orlando».

C’è anche il leghista Giorgetti al governo, emblema dell’operazione «non sovranista» di Salvini.

«Anche lui è in zona arancione, evidenzia il fatto che esistono due gover- ni paralleli: quello vero, che si occupa dell’emergenza economica, affidato ai tecnici. E poi c’è il governo politico. Non so quanto comunicheranno tra di loro. Ognuno di questi due gruppi, alla cerimonia, stava in disparte: parlava nella propria classe. È stato dato eccessivo peso al Pd. Meno male checa aveva tre correnti, altrimenti aveva 5 ministri… E infine, è stato penalizzato Renzi. Il vero artefice del governo».

Lei vede un rapporto diretto tra Italia Viva e il presidente del Consiglio?

«No: il presidente del Consiglio risponde a se stesso. Sta fuori e sopra».

La Toscana, con il Pd più forte d’Italia, resta fuori dal governo. Perché nessun ministro toscano?

«Perché mi pare che la nuova Toscana sia inconsistente. Prima aveva la consistenza “comunista” di Enrico Rossi, si definiva lui così, non lo apprezzo ma lo rispetto. Ora cosa è la nuova guida della Regione? Lo si vede dal caos nella gestione della pandemia: questa Toscana ha poca forza, poca personalità. È stato facile penalizzarla».

C’è chi sostiene che dipenda anche dal fatto che il Pd toscano non ha risposto alla «chiamata» di Zingaretti per l’alleanza con M5S e Leu, perché ancora troppo legato a Renzi...

«Sono orfani di Renzi ma un altro genitore ancora non se lo sono trovati».

In Toscana anche il centrodestra ha dei problemi: ha candidato Susanna Ceccardi che, al di là della campagna elettorale moderata, era la più «sovranista» della coalizione.

«Questo è l’altro elemento “arancione”. C’è anche nella composizione del governo: i tre ministri leghisti sono stati fatti passare come non Salvini, con l’immagine del Giorgetti buono e Salvini cattivo. Non è così, per questo è zona arancione. Senza Renzi non c’è Draghi, senza Salvini non c’è Giorgetti».

Però questa Lega a trazione nord Italia, moderata, che effetto avrà nel centrodestra toscano?

«È sicuramente un riposizionamento, un cambiamento rispetto al passato recente. Quella di Salvini è una operazione profonda, duratura, storica: non c’è via di ritorno. E partirà qualche altra cosa, una nuova aggregazione. Che differenza ci sarà, tra questa Lega moderata, Renzi, Forza Italia e pure Calenda?».

Potrebbe nascere in Toscana questo «nuovo centrodestra»?

«Sì, la mossa di Salvini prelude ad un raggiustamento di tutto il centrodestra. E riguarda la Toscana, certo. Se Salvini diventa il centro del centrodestra, la Lega sarà un’altra cosa rispetto a quello di pochi mesi fa: la forza riformista moderata del centrodestra, l’erede della rivoluzione liberale».

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