Interviste

Intervista su “La Stampa”

18 Agosto 2013

Professor Pera, abbiamo perso le sue tracce. Di cosa si sta occupando? 

«Sto scrivendo un libro sulle origini filosofiche del secolarismo, da Sant’Agostino a Kant». 

Niente politica? 

«Il Pera politico sta seduto sulla panchina dei giardini». 

Eppure avrà letto di quel che accade al suo ex partito, quello che contribuí a fondare nel 1994. Che idea si è fatto? 

«Berlusconi è stato oggetto di due sentenze in pochi giorni. La prima della Cassazione, la seconda l’ha scritta il Quirinale: prevede la stessa condanna – il carcere – la stessa pena accessoria – l’interdizione dai pubblici uffici – più una pena supplementare: il Presidente non solo vieta a Berlusconi di stare in Parlamento, ma vieta al Pdl di fare politica, perchè lo obbliga a sostenere il Governo Letta per almeno due anni». 

Il Presidente si è limitato a ricordare qual è la situazione politica e le condizioni alle quali può essere concessa la grazia. 

«A parole. La sostanza è un altra: Napolitano ha detto a Berlusconi che l’agibilità politica di Berlusconi medesimo passa dal sostegno al governo. Stessa cosa vale per il Pdl». 

Professore, tutto questo non dipende da Napolitano, ma dal fatto che il leader del principale partito di centrodestra è condannato in via definitiva per frode fiscale. O no? 

«La sentenza della Cassazione non mi convince, penso si sia limitata a tradurre le carte dall’algido meneghino al più pittoresco napoletano. Si faccia solo il confronto con i reati fiscali di altri imprenditori e si capirà che l’unica differenza è che Berlusconi è capo di un partito politico. Ciò detto, Berlusconi ha aiutato spesso e non poco i magistrati affinchè lo condannassero. L’uomo è determinante anche a suo danno». 

Ciò detto cosa farebbe al posto suo? Rifonderebbe Forza Italia? Darebbe retta ai falchi o alle colombe? 

«Nè agli uni nè alle altre. Anzichè seguire i falchi, che alla fine lo affosserebbero, o le colombe, che già in cuor loro lo hanno affossato, dovrebbe prendere il volo dell’aquila. Ritirandosi dal comando dovrebbe far nascere un partito vero, con congressi veri, un segretario vero e parlamentari veri. Deve pensare ad una eredità politica e ricordarsi che anche gli italiani dimenticano in fretta. Se invece Berlusconi ridurrà tutto alla sua persona, allora la sua decadenza sarà la decadenza del centrodestra». 

Dunque consiglia a Berlusconi di far cadere il governo. à cosí? 

«Se il Pdl o Forza Italia hanno come bandiera solo la grazia a Berlusconi, allora è privo di autonomia politica: vale la sentenza del Quirinale. Se rivendica autonomia politica, allora deve mettere nel conto che l’interesse del partito può non coincidere con quello personale di Berlusconi. Vedo che alcuni ministri Pdl stanno già pensando e dicendo cosí». 

Oppure Berlusconi e il Pdl devono mettere in conto che il governo cadrà. Da ex presidente del Senato non crede che dovrebbe venire prima l’interesse del Paese? 

«Ma qui si vuol far credere che l’interesse di Berlusconi coincide con la tenuta in vita del governo Letta: il ragionamento non sta in piedi logicamente. E poi, mi scusi, non mi vorrà far credere che se si torna alle urne risalirà lo spread. Siamo seri». 

Solo perchè la situazione dell’area euro in questo momento è stabile. Le cose possono cambiare in fretta, non crede? 

«Non può esistere un solo modo per interpretare l’interesse del Paese. Ci hanno già raccontato questa favola con Monti». 

Al di là dei suoi auspici crede che il governo cadrà? 

«Forse arriveranno all’approvazione della legge di Stabilità, a ottobre, poi ci sarà il redde rationem con il voto sulla decadenza. Il Pd voterà a favore e il governo cadrà». 

E se il Pdl si spaccasse e decidesse di continuare a tenere in vita il governo? 

«Possibile, vedo in azione molti giovani democristiani in cerca di acquirenti. Ma non credo avrebbero un leader a cui aggrapparsi, nè i numeri per andare avanti». 

Insomma lei crede che il governo cadrà. A quel punto come evitare il rischio di una nuova impasse istituzionale? 

«Prima di sciogliere le Camere bisognerebbe approvare una nuova legge elettorale che faccia vincere lo stesso raggruppamento sia alla Camera che al Senato. A meno che nel frattempo Napolitano non si convinca a dire sí ad un governo Pd-Grillo: significherebbe smentire sè stesso». 

Devo supporre che invece alla grazia di Napolitano a Berlusconi non crede granchè. 

«Quand’anche ce ne fossero le condizioni, arriverà troppo tardi per lui e per il centrodestra. Per non parlare delle condanne negli altri processi che lo attendono. Il solo vagheggiare l’ipotesi della clemenza le avvicina». 

Lei scrisse un libro con Joseph Ratzinger. Lo vede ancora? 

«Sí. Ho una grandissima opinione di lui». 

Si aspettava le sue dimissioni? 

«Sono rimasto sorpreso come tutti, ma me ne sono fatto una ragione profetica, e cioè che con quel gesto lui ha aperto la strada ad un grande rinnovamento». 

Più o meno quel che augura al centrodestra? 

«Più o meno».

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