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Così è tramontato il sogno liberale, i moderati vedono in Renzi il nuovo Cav

18 Marzo 2016

di Francesco Lo Dico sul Mattino 

“E’la dissoluzione del centrodestra. Proprio sulla scalinata del Campidoglio, dove poco più di vent’anni prese l’abbrivo la grande rivoluzione liberale tratteggiata dal Cavaliere, cala la notte su un progetto politico che gli eredi di Bossi e Fini oggi stravolgono in un disegno caricaturale fondato sulla paura e destinato pertanto a una marginalità persistente”. Ex presidente del Senato, protagonista del ventennio berlusconiano, Marcello Pera guarda al big bang dell’area moderata con malcelato sconforto. Per il professore, che è stato anche uno dei più acuti teorici di quel liberalismo rinascente che vide la luce tra grandi speranze nel 1994 ,”l’operazione di sintesi di Berlusconi è giunta al capolinea”.

 “Dopo venti anni, la geniale operazione di sintesi messa in campo da Berlusconi nel 94 ha ceduto sotto i colpi del tempo. Le istanze condivise che misero insieme venti anni fa moderati democristiani, missini e leghisti sono ormai evaporate. La mancata individuazione di una classe dirigente capace di raccogliere il testimone del Cavaliere ha precluso la nascita di quella cultura liberale egemone che sola avrebbe potuto garantire basi solide a un progetto di leadership duraturo. I pezzi del puzzle berlusconiano si sono mano a mano involuti e infine disaggregati. Il trapasso politico è perentorio ed eloquente: Bossi e Fini si misero insieme per prendere il Paese. I loro figli si separano dal Cavaliere per restare all’opposizione perenne, nella ridotta di invettive senza costrutto”. 

Lega e Fratelli d’Italia hanno imboccato un tunnel senza uscita? 
“Si tratta di tutelare piccole rendite di partito spese nell’illusione di agguantare la leadership di un mondo che in realtà non c’è più. L’elettorato moderato è ormai un volgo disperso che mai si periterebbe di votare Salvini e Meloni. Se i due credono di drenare i consensi di Forza Italia sbagliano di grosso. Senza l’apporto dei moderati che votavano Berlusconi, come ben ha intuito Renzi, queste destre residuali ed ansiogene il Paese non lo governeranno mai”. 

Il centrodestra è finito per colpa di Berlusconi o per il totale sconvolgimento di ideologie e battaglie politiche oggi assai differenti da quelle del 94? 
“Sulla scena, rispetto ad allora, ha fatto irruzione l’Europa e la sua assoluta centralità politica. Sono mutati gli equilibri politici, persino quelli sociali, sono arrivati i migranti e le guerre che li hanno riversati per il mondo. E’ sparita la sinistra di un tempo contro la quale Berlusconi levò le istanze del popolo moderato, che oggi langue in un angolo del renzismo trionfante. La destra missina e la Lega secessionista, non ne potevano che uscire sconvolte. Hanno imboccato la strada lepenista della paura, la scorciatoia di chi vellica gli istinti antieuropeisti più deteriori per raccattare qualche consenso nell’emergenza e nell’allarme. Chi cavalca il timore può anche mettere in carniere qualche preferenza. Ma alla lunga non governa. Perchè più paura di tutto, agli italiani fa paura chi urla mentre la barca va alla deriva”. 

Chi tiene la barra dritta nei mari moderati è Renzi. E’ lui il nuovo punto di riferimento degli elettori berlusconiani? 
“Sebbene inconsapevoli, Salvini e Meloni sono i più fervidi propagandisti del Partito della Nazione a trazione renziana. Il premier ha ormai disegnato da tempo un perimetro politico sempre più accogliente per le istanze dei moderati orfani di Berlusconi e del centrodestra. Che nel corpo a corpo ingaggiato dal rottamatore con i sindacati, nella riforma del mercato del lavoro e nella dura contesa con la magistratura, ritrovano temi a loro familiari che Berlusconi ha perseguito senza riuscire a realizzare”. 

L’avvento di Renzi ha tumulato un’altra grande parola d’ordine del 94: arginare quella sinistra che era l’unica superstite di Tangentopoli. 
“Di quell’obiettivo politico non restano oggi che rare macerie. La sinistra dei Bersani e dei D’Alema giace trafitta dall’irrilevanza in un angolo cieco del Pd. Dell’estrema sinistra si sono perse le tracce. Non rimane oggi che un grande centro, quel Partito della Nazione che è oggi la casa più prossima e intima per l’elettore moderato di centrodestra sdegnato dai proclami di Salvini”. 

Oltre il centrodestra c’è solo il Pd renziano? 
“Il premier si è impossessato di molte bandiere che sventolarono un tempo intorno alla rivoluzione liberale. Che il futuro fosse in un grande perimetro centrista a guida democratica, è riuscito però a intuirlo il solo Verdini. Berlusconi aveva imboccato la direzione giusta con il patto del Nazareno. Ma poi ha desistito forse nella fiera illusione di essere ancora l’antico e incontrastato leader del centrodestra. � stato un errore strategico compiuto forse nell’orgogliosa resistenza opposta all’incalzare del tempo. Forza Italia era nata come partito di governo, e soltanto come tale poteva continuare a vivere. E invece si è lasciata risucchiare nel gorgo della contestazione lepenista. Un panorama politico che alla Forza Italia europeista, versata da una lunga militanza nel Ppe, appare impervio e del tutto privo di coordinate riconoscibili”. 

Nessun colpo di teatro può riportare Berlusconi al centro della scena? 
“Votare destra oggi significa votare paura. Se il Cavaliere non troverà il modo di riconciliare la parola “centrodestra” alla parola “speranza”, Forza Italia è condannata: continuerà lentamente a sparire fino alla naturale estinzione”.

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