Interviste

Intervista su “La Voce di Romagna”

29 Luglio 2007

Pera e la buona immigrazione
di Noushin Mirshokraei

Nella coalizione di centrodestra, come possono coesistere le varie anime divise sul tema dell’immigrazione?

«In tema di immigrazione, nella scorsa legislatura il centrodestra ha raggiunto una buona sintesi politica approvando la Bossi-Fini. È una legge migliorabile, come tutte le cose di questo mondo, ma parte da un principio giusto: è possibile accogliere gli immigrati se questi hanno un lavoro con cui potersi sostenere e avviare un vero percorso di integrazione». 

Nel centrodestra come si fa a far convivere le posizioni più estreme contro l’immigrato (vedi quella della Lega) e la carità cristiana di accogliere chi è diverso o chi è in difficoltà?

«Un fenomeno epocale come l’immigrazione non si affronta con i pregiudizi e la carità da sola non basta a risolvere i problemi. Ci vuole una politica del rispetto reciproco che deve poggiare su due pilastri: apertura e disponibilità nei confronti delle culture diverse; considerazione di se stessi, della propria tradizione e identità». 

Quale deve essere il criterio per affrontare il tema dell’immigrazione, la valutazione religiosa o l’integrazione civile? 

«In uno stato laico non ci può essere un ‘criterio religioso’. Ritengo invece necessario un criterio civile. C’è una reale integrazione solo se c’è rispetto reciproco delle rispettive identità e solo se chi entra nel nostro Paese si impegna a rispettare i valori fondanti della nostra civiltà: la libertà, la democrazia, la parità tra uomo donna, la dignità della persona. Non tutti gli immigrati seguono degli stili di vita che rispettano questi valori. Ma noi dobbiamo chiedere a chi vuole trasferirsi da noi di rispettare questi principi basilari che ci hanno consentito di costruire una società libera e prospera. Solo se c’è il rispetto di questi valori possiamo evitare il sorgere di xenofobia e razzismo e, dalla parte degli immigrati, la scelta dell’autoesclusione nei ghetti delle periferie».

Lei definisce il partito di Forza Italia un partito liberal-conservatore. Ritiene che mentre per la sinistra vale il concetto del laicismo (libertà religiosa = libertà privata della religione), per la destra invece è importante la laicità ovvero libertà religiosa = riconoscimento del ruolo pubblico della religione. 

«È necessario ribadire che una sana laicità rispetta la religione, tutte le religioni, mentre il laicismo porta al nichilismo e alla ghettizzazione del sentimento religioso. Ha scritto Irving Kristol, uno studioso americano: ‘Un partito politico laico è neutrale fra le varie religioni [?]. Un partito politico laicista è neutrale fra la religione e l’antireligione’. Forza Italia è un partito laico che crede nella separazione tra Stato e religione perchè gli Stati teocratici in cui il precetto religioso è legge, sono dispotici e illiberali. Ma allo stesso tempo, in quanto partito laico e non laicista, Forza Italia riconosce la libera espressione del sentimento religioso nella sfera pubblica».

Lei ritiene che si debbano rispettare tutte le fedi e le confessioni religiose ma si deve accettare solo l’immigrato che rispetta determina principi e valori. 

«Quello che conta sono i valori che guidano gli individui e le azioni che ne scaturiscono. Io ritengo non negoziabili i valori che sono alla base della nostra civiltà: la dignità della persona, la sacralità della vita, la libertà di espressione, la parità tra uomo e donna. Sono valori che ‘storicamente’ derivano dalla nostra appartenenza alla tradizione greco-romana e giudaico-cristiana ma che ormai sono universali e razionalmente indiscutibili. È in base a questa griglia di valori – e non certo all’appartenenza ad una religione, una razza o una cultura – che dobbiamo accettare gli immigrati e aiutarli nel percorso di inserimento».

Se io musulmana, non mando mio figlio al catechismo a riconoscere la religione cristiana, rimango comunque conforme alla sua idea di laicità? 

«Ognuno ha l’inviolabile diritto di professare il proprio credo e non bisogna convincere o obbligare nessuno a mandare i propri figli al catechismo».

Il concetto della laicità dello stato può permettere l’accoglienza di immigrati musulmani in Forza Italia?

«Forza Italia non è un partito cattolico e tantomeno clericale. Forza Italia è un partito liberale e aperto a tutti in cui non si fanno discriminazioni religiose o culturali. Un immigrato che rispetta i valori che citavo in precedenza è benvenuto in Forza Italia». 

Perchè dovrebbero sentirsi a casa in Forza Italia?

«Credo che un immigrato musulmano o di qualsiasi altra religione dovrebbe sentirsi a suo agio in Forza Italia, un partito che rispetta il sentimento religioso. Per chi crede – qualsiasi sia la sua religione o cultura – è molto più difficile aderire ad uno dei partiti laicisti della sinistra che invece cercano di relegare la religione, tutte le religioni, nella sfera privata».

Lei dice di no al multiculturalismo. Io che sono dentro di me di fatto multiculturale, dovrei sentirmi esclusa a priori?

«Intendiamoci sui termini. Un individuo, una civiltà, un’identità individuale o collettiva è frutto dell’incontro, della mescolanza, della fusione e della sintesi di tanti individui, storie, culture, migrazioni. Non per questo un individuo, una società o una cultura sono ‘multiculturali’».

Allora cos’è il multiculturalismo?

«Il multicuralismo è l’altra faccia del relativismo, l’erronea dottrina secondo cui tutte le culture sono equivalenti e legittime e non si possono giudicare o comparare per preferirne l’una all’altra». 

Sul piano etico quali problemi genera?

«La griglia di valori che ho citato è irrinunciabile, altrimenti si arriva all’assurdo: per il solo fatto che sono elementi di una cultura, diventa obbligatorio accettare l’infibulazione, la poligamia, la disparità tra uomini e donne. O per il solo fatto che c’è una maggioranza disposta a votarli, si dà il via libera all’eugenetica o al matrimonio omosessuale».

E sul piano pratico?

«Il multiculturalismo è un atteggiamento culturale da cui è scaturita una delle politiche europee dell’integrazione, in particolare in Inghilterra. Secondo questa dottrina per ‘integrare’ è necessario rispettare totalmente l’autonomia delle comunità di immigrati, consentendo che tutte vivano secondo le proprie regole, tradizioni, stili di vita e costumi senza alcuna interferenza da parte dello Stato che in questo modo consente la nascita di ghetti culturali ed economici, tanti quanti sono le comunità straniere presenti sul territorio. È un modello fallito che genera tensioni e lascia sviluppare all’interno dei paesi europei delle subculture, aree di depressione sociale ed economica. Attenzione: una subcultura non ‘diversa’ – il che sarebbe una ricchezza – ma ‘ostile’, il che rappresenta un pericolo come dimostrato dai terroristi di seconda generazione che hanno colpito in Inghilterra. Altrettanto sbagliata è la via francese all’integrazione che è invece quella del ‘laicismo nazionalista’ che, all’estremo opposto, nega tutte le identità culturali e religiose confinandole nel privato. Al pari del multiculturalismo ha provocato pessimi risultati: gli incendi nelle banlieues ce lo hanno dimostrato drammaticamente».

Invece qual è la sua ricetta?

«È necessario attuare una politica di rispetto reciproco. Ci vogliono risorse e politiche di integrazione sociale per gli immigrati che si vogliono integrare e che condividono i valori universali di libertà, democrazia e dignità della persona»

Intervista pubblicata su «La Voce della Romagna» il 29 luglio 2007.

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