“Occidente arrendevole. La Merkel tra i colpevoli”
L’ex presidente del Senato: “Dopo Pratica di Mare non si è creata una identità spirituale e culturale”
di Francesco Boezi
«Disgraziati! Sciagurati!». Marcello Pera, nel bel mezzo di una giornata concitata per le sorti dell’Occidente, è infuriato. L’ex presidente del Senato c’era ai tempi di Pratica di Mare, quando il clima di pacificazione è stato concreto. Lo stesso clima a cui poi, per il filosofo ed accademico italiano, non è stato dato seguito.
Presidente Pera, la guerra è di nuovo alle porte dell’Europa.
«Mille volte abbiamo messo in guardia i leader dell’Occidente. Abbiamo chiesto loro il riconoscimento di radici, di destino, di sentire. Li abbiamo implorati di darsi un’identità spirituale e culturale. Ci hanno risposto che eravamo razzisti, bellicisti, teo-conservatori ed intolleranti. Ci hanno propinato la cultura della cancellazione della storia».
E ora c’è l’ennesimo «ritorno della storia»?
«Ci hanno scomunicato in tutti i modi. E ora che si raccolgono i frutti delle loro omelie della resa, mica fanno atto di contrizione, no, ci dicono che Putin l’abbiamo creato noi? E come noi?»
Con chi ce l’ha?
«Non li sente gli analisti? La Nato ha accerchiato la Russia, che si è spinta troppo oltre; se vai verso le mura del Cremlino, Putin ha diritto di bombardarci…. Mica ricordano che, caduto il Muro, c’era la fila ad entrare nell’Ue e nella Nato! E tutti i popoli dell’Est? Quando loro bevevano cocktail nei salotti, quelli subivano la zampata dell’orso comunista. Li chiamano sovranisti: sempre lì a dar le carte e a barare».
C’è la necessità che l’Ue parli con una voce sola?
«Ora che i nostri bravi politici ed intellettuali sono stati toccati nel portafoglio e nei consumi, hanno iniziato a fare la voce grossa. Dicono anche che l’Ue deve avere una propria forza. Ma guarda un po’! Dopo aver predicato e praticato l’arrendevolezza, ora fanno il ruttino. Lo vadano a dire alla signora Merkel, che si è sempre più attaccata alla cannuccia del gas russo».
Ce l’ha con la Merkel?
«Ha fatto più danni lei all’Europa che Obama agli Stati Uniti. Non mi faccio illusioni sulla ripresa dell’Occidente. Le stesse manifestazioni nelle città europee sono per la pace, non contro l’aggressione russa».
E Putin?
«La Russia aveva le sue mire e Putin le ha perseguite. Non ha mai ammesso la morte del comunismo, non ha mai cercato la strada di un po’ di democrazia. E qui è il caso di fare una considerazione seria anche sul popolo russo. La Germania è passata attraverso il nazismo e lo vive, con dolore, come una responsabilità collettiva. Gli italiani lo stesso. I russi hanno difficoltà a misurarsi con lo stalinismo. Perché? Hanno la nostalgia, il mito del dittatore, si chiami zar o presidente? Non so darmi una spiegazione».
E il quadro interno russo?
«Invocare la censura della dittatura putiniana non basta. Mi è chiaro però che se tra i russi non nasce un’opinione pubblica forte, se non emerge una borghesia con la consapevolezza del proprio ruolo, se non si fanno avanti movimenti alternativi, allora saranno destinati a passare da un boiardo all’altro».
Abbiamo un problema energetico. Come ci siamo arrivati?
«Perché scavare, trivellare e perforare era peccato. Lo pensava la minoranza antimoderna dei verdi. Il dramma è che le classi dirigenti li hanno assecondati. Un tubo in mare? Per carità, muoiono i pesciolini. Una centrale nucleare? Dio ci liberi, ci potremmo contaminare tutti! Una galleria? Siete pazzi? Rovina l’ambiente. Si diventa dipendenti degli altri e si aumenta il debito? È vero, ma questa è logica, che c’entra con la politica!».
Concorda con le sanzioni?
«Concordo sulla necessità di prendere sanzioni. Dure, punitive, mirate, efficaci. E poi concordo che occorra mostrare qualche muscoletto militare. Se servisse ad un cambiamento di regime in Russia, avremmo fatto cadere il muro un’altra volta».
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