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Articolo su “Il Tempo”

LE SCELTE DEI PARTITI

Pera corteggia Berlusconi: «Da lui quasi un sì»

L’ex presidente del Senato lancia i comitati per il referendum sulle riforme «Il centrodestra dovrebbe essere a favore. E mi sembra che Silvio vacilli…»

 

Arriva il comitato nazionale «Liberi sì», dei liberali, alternativi alla sinistra, che appoggiano la riforma costituzionale del governo Renzi. Il lancio è avvenuto ieri mattina, al Grande Hotel de la Minerve a Roma. A guidarlo è Marcello Pera, già Presidente del Senato, oltre un quindicennio in Forza Italia, dalla stagione «dei professori» fino al 2013. È proprio agli elettori azzurri che si rivolge Pera, «perché Forza Italia ha sempre fatto delle riforme la sua bandiera». L’iniziativa infatti parla molto del berlusconismo prima ora. Assieme a Pera, infatti, è in plancia di comando anche Giuliano Urbani, ieri assente per via di un’indisposizione, e tra i firmatari del manifesto ci sono Marco Taradash e Peppino Calderisi, radicali che fecero la scelta di aderire in Forza Italia.

Nel manifesto si leggono i motivi del sì: «In primo luogo, elimina quel bicameralismo perfetto che richiede che il governo abbia la fiducia, con la stessa maggioranza, in entrambe le Camere.

La storia recente mostra che questo risultato è difficile da ottenere». Gli esempi? «Nel 1994 Berlusconi ebbe la maggioranza alla Camera ma non al Senato, nel 1996 Prodi la ebbe al Senato ma non era autosufficiente alla Camera, e nel 2006 lo stesso Prodi vinse con un margine di 25 mila voti alla Camera, ma ebbe 244 mila voti in meno al Senato, dove raggiunse la maggioranza assoluta solo grazie ad alcuni seggi vinti nella circoscrizione estero». Poi si elencano alcuni effetti in prospettiva qualora vincesse il no. «Primo: la Costituzione italiana, che tutti chiedono di cambiare, diventerebbe intoccabile. Secondo: se l’Italia non mantenesse le promesse di riforma, perderemmo credibilità. Chi ci darebbe in Europa più flessibilità e chi ci accorderebbe sui mercati più fiducia?». Durante il suo intervento, Pera affronta anche il tema del rapporto tra riforma costituzionale e Italicum, che secondo la campagna del «no» darebbe luogo a un forte accentramento di potere: «Non crediamo alla teoria del “combinato disposto” – spiega l’ex presidente del Senato – la riforma è compatibile sia con l’Italicum che con altre leggi elettorali», e osserva che la Costituzione tuttora vigente è nata nel ’48 e da allora si sono susseguiti molteplici sistemi di voto. Pera guarda anche oltre, alla sponda del «no». «Forza Italia votò la riforma in prima lettura e poi alla Camera votò tutti gli articoli fino all’elezione del Presidente della Repubblica. Poi accadde qualcosa, non ho capito cosa, e Forza Italia ha cambiato idea». Tuttavia: «unificare Forza Italia all’insegna del “no” sarebbe un errore», allo stesso modo «sarebbe un errore deleterio» farlo con tutto il centrodestra. Dunque «io ascolto con più interesse il “no” flebile e intelligente di Stefano Parisi che non quello gridato del mio vecchio amico Brunetta». Su Berlusconi, Pera crede che il suo no non sia netto, anzi «certe vote sembra un sì». Capitolo adesioni. Tra i firmatari dell’appello si notano giuristi come Carlo Malinconico, giornalisti come Ernesto Auci, docenti universitari come Raimondo Cubeddu e Dino Cofrancesco, manager come Andrea Mondello.
Il tentativo, infatti, è quello di raccogliere adesioni nella società civile, e, pare, ne arriveranno di importanti dal mondo industriale, mentre si gettano le basi per la costituzione dei comitati su tutto il territorio nazionale. Sul piano politico, ieri si notava la presenza, a titolo del tutto personale, di Fabrizio Cicchitto di Ncd e di Giampaolo Bettamio, in passato parlamentare e coordinatore di Forza Italia in Emilia Romagna. Mentre dovrebbe arrivare l’appoggio ufficiale di Ala di Denis Verdini e Scelta Civica di Enrico Zanetti.

Pietro De Leo

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