Interviste

Intervista a “Il Fatto Quotidiano”

Marcello Pera: «Realizzeremo il sogno di Craxi e

Berlusconi»

di Giacomo Salvini

L’idea della Commissione bicamerale per fare la riforma presidenziale proposta da Giorgia Meloni ha un ispiratore: Marcello Pera. Ex presidente del Senato, tra gli otto “professori” che nel 1996 furono candidati dal Polo delle Libertà di Silvio Berlusconi, e poi membro della Bicamerale di Massimo D’Alema, oggi il filosofo lucchese è candidato nelle liste di Fratelli d’Italia. E da tempo è il suggeritore di Meloni proprio sulle riforme istituzionali: “Giorgia mi ha convinto a candidarmi perché mi ha detto che la prossima sarà una legislatura costituente – dice Pera al Fatto Quotidiano – questa volta possiamo davvero coronare il sogno che fu prima di Bettino Craxi e poi di Silvio Berlusconi”.

Professor Pera, in cosa consisterebbe la riforma costituzionale?

È arrivato il momento di modificare la seconda parte della Costituzione, che oggi non è più efficiente: va cambiata la forma di Stato e di governo del nostro Paese.

In che modo?

Nei giorni scorsi ho sentito diverse ipotesi: una forma di presidenzialismo all’americana, il semi-presidenzialismo alla francese o il modello del sindaco d’Italia di cui parla Matteo Renzi. Sono tutte e tre proposte valide e ne discuteremo. Una cosa però è certa: un rafforzamento del potere esecutivo deve andare insieme con i contrappesi.

Questa riforma toccherebbe solo la forma di governo?

No, va modificata tutta la seconda parte della Costituzione e quindi anche quella sull’ordinamento giudiziario. Direi tre cose su tutto: una vera separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, il superamento dell’obbligatorietà dell’azione penale e ovviamente anche il Csm perché, con una riforma presidenziale, il presidente della Repubblica non potrà più presiedere l’organo di autogoverno della magistratura.

Quindi serve anche la grande riforma della giustizia di Berlusconi?

Sì, la separazione delle carriere è già contenuta nell’articolo 111 dove si parla di “giudice terzo e imparziale”, quindi di fatto separato dal pm. L’inappellabilità delle sentenze di assoluzione di primo grado mi sembra una questione di civiltà.

Il ruolo del Parlamento resterebbe invariato?

No, come ho già detto, servirebbero i dovuti contrappesi e credo che si debba modificare la Carta anche sulla parte che riguarda il bicameralismo perfetto: il taglio dei parlamentari ci impone di tornare alla riforma del 2016 di Matteo Renzi facendo sì che entrambe le Camere non abbiano più gli stessi poteri. Io quella riforma l’ho sostenuta eccome, ma ricordo che ero da solo, del Pd non c’era nessuno a fare i comizi.

Meloni dice che le riforme vanno fatte con tutti: con chi pensate di trovare le convergenze?

Sia con gli alleati che con l’opposizione. A partire da Matteo Renzi e Carlo Calenda, che stanno aprendo a questa possibilità, ma anche col Pd di Enrico Letta. La Costituzione per i cittadini è come il battesimo per i credenti. Per questo le riforme costituzionali devono essere il più possibile condivise. Così deve essere anche questa volta come le precedenti: in questi giorni siamo a 39 anni dalla commissione del liberale Aldo Bozzi, poi c’è stata la commissione De Mita-Iotti e infine quella di Massimo D’Alema. Proprio da questa uscì il progetto del semi-presidenzialismo, con l’apporto di Leopoldo Elia.

E perché stavolta dovreste riuscirci?

Oggi c’è la vera volontà di fare una riforma costituzionale: Meloni è determinata e potrebbe avere una solida maggioranza. Sono fiducioso, perché vedo anche aperture dagli altri partiti.

L’idea della Bicamerale è sua?

Ma no, io con Giorgia parlo spesso, ma lei non ha bisogno dei miei consigli: è troppo brava e in grado da sola di fare le sue proposte.

Vuole diventare ministro delle Riforme o presidente della Bicamerale?

No, non ci sto pensando: in questo momento rifuggo da qualsiasi ruolo. Poi se me lo dovessero chiedere, certo, ci penserei…


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