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Intervista su “La Stampa”

Referendum, Pera: “L’ipotesi di una deriva autoritaria è irreale”

“Le ragioni del No sono incomprensibili, tranne una: la voglia di contrastare Renzi”. Così il presidente di LiberiSì, Marcello Pera, intervistato oggi sulla Stampa.

Con questa riforma della Costituzione l’Italia rischia davvero la “deriva autoritaria” che alcuni temono, professor Pera?

E perché? Oggi il presidente del Consiglio non può sciogliere le Camere, idem per il futuro. Non ha il potere di licenziare i ministri, lo stesso domani. Può cadere in ogni momento senza sfiducia costruttiva, e nemmeno questo cambierà. Non ha i numeri per scegliersi il Capo dello Stato, perché il quorum richiesto non scenderà mai sotto i tre quinti. Insomma, chi guida il Governo rimarrà più debole dell’ultimo sindaco d’Italia. Ecco perché non comprendo Berlusconi.

Come mai le torna in mente l’ex premier?

Proprio lui che voleva un uomo solo al comando, dovrebbe chiedere che il presidente del Consiglio abbia più poteri e non meno. Se ho un’obiezione, è che questa riforma rafforza il governo assai meno di quanto sarebbe necessario. Avremmo bisogno della luna e ci hanno dato una lucciola. Il minimo sindacale.

Il Senato, di cui lei è stato presidente, finirà per perdere peso…

Cambia natura. Diventando regionalista, si prenderà una serie di prerogative che erano state requisite dalla Conferenza Stato-Regioni. È a Palazzo Madama che si affronteranno i conflitti da cui finora la Consulta è stata investita. Di sicuro, la riforma non rappresenta alcuna svolta autoritaria. Senza considerare che rafforza le garanzie e alcune ne aggiunge ex novo.

A quali nuove garanzie si riferisce?

Prevede uno Statuto a tutela delle opposizioni parlamentari. Riduce il quorum di votanti necessario perché un referendum abrogativo sia valido. Apre la strada ai referendum propositivi. Offre garanzie di esame delle leggi di iniziativa popolare, che in passato nemmeno venivano prese in considerazione dalle Camere. Prevede il ricorso preventivo alla Corte costituzionale per le leggi elettorali. La cosiddetta centralità del Parlamento, di cui qualche esponente del No è ancora cultore, viene esaltata dalla riforma che stabilisce nuovi paletti per la decretazione di urgenza e consente al Capo dello Stato di esercitare meglio la sua funzione di vigilanza sulle leggi. In sintesi, di svolte autoritarie non vedo traccia. E le ragioni del No mi sembrano tutte incomprensibili, tranne una: la voglia di mandare a casa Renzi, magari per farci poi un governo insieme, come chiede Berlusconi, all’insaputa di Brunetta.

 

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