Dicono di me

«Religioni e culture, la ragione guidi il dialogo»

Avvenire, 22 novembre 2006

di Matteo Liut

 

È attorno al ruolo della ragione che si gioca il complesso intreccio tra religioni e culture, tra comunità di credo diverso, tra fede, vita pubblica e pensiero scientifico.Questo delicato, quanto attuale, tema ieri al Palazzo delle Nazioni Unite a New York ha coinvolto il senatore Marcello Pera e il teologo americano Gorge Weigel.

«Il relativismo e la crisi delle culture negli scritti di Benedetto XVI» è stato, infatti, il titolo di una conferenza organizzata dalla Missione permanente della Santa Sede presso l’Onu per presentare negli Stati Uniti gli scritti del Papa, con particolare attenzione alla versione inglese del libro «L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture» (Edizioni Cantagalli, Siena 2005), di cui Pera ha scritto l’introduzione.Tra i promotori della conferenza, moderata dal giornalista Marco Bardazzi, appaiono anche la Fondazione «Path to peace», gli editori Ignatius Press e Cantagalli, la Libreria Editrice Vaticana e la Fondazione sublancense «Vita e famiglia». Il dibattito, introdotto dal nunzio della Santa Sede presso l’Onu, Celestino Migliore, ha avuto luogo nell’auditorium della biblioteca Dag Hammarskjöld, davanti a molti diplomatici. Nel suo intervento Pera ha sottolineato l’importanza dell’invito, più volte rivolto da Benedetto XVI, al recupero di una ragione che non sia solo quella «empirica» della scienza. Un invito che apre al dialogo tra fede e ragione e tra religioni. «Oltre al relativismo – ha sottolineato il senatore – un altro atteggiamento sbagliato verso la religione è quello di “privatizzarla”, ossia di confinarla all’interno della sfera personale. In realtà le religioni sono modi per orientarci nel mondo e svolgono, quindi, un ruolo nella vita pubblica, dando forma alle società». «La distinzione tra Stato e Chiesa – ha aggiunto Pera – è un accordo utile per e stabilire rapporti reciproci fra istituzioni ma non è uguale alla distinzione tra politica e religione, che equivale invece a una proibizione ideologica nociva agli individui e alle società». Riguardo poi ai rapporti con il mondo islamico l’ex presidente del Senato ha sottolineato che «nel suo discorso di Ratisbona il Papa ha lanciato una sfida ai cristiani e ai musulmani. Ha portato il nesso tra cristianesimo e ragione alla memoria degli uni, e ha

sottolineato agli altri che Dio agisce secondo ragione. Il Papa non ha fatto alcuna provocazione – ha ribadito Pera –, tanto meno ha espresso offesa. Il suo obiettivo era un’interpretazione vera del cristianesimo e una domanda all’Islam. È dall’islam – ha concluso il senatore – che ci si aspetta un’interpretazione o una presentazione di sé in termini tali da permettere un dialogo interculturale».

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