Interventi

Omelia laica per Benedetto

A quest’ora di un anno fa – precisamente alle 9,35 – il papa emerito Benedetto XVI cessò di vivere, circondato dalle preghiere e dall’affetto di chi lo accudiva e provocando lo sconcerto di milioni di fedeli in tutto il mondo. Noi qui rendiamo omaggio alla sua memoria, e ringrazio per questo chi ha organizzato e celebrato questa Messa per lui.

La figura di papa Benedetto è eccezionale.

Eccezionale per la persona. Joseph Ratzinger era un uomo gentile, mite, umile, delicato, disponibile. Nei colloqui privati, più che replicare prestava attenzione, tanto che il vero imbarazzo del suo interlocutore non derivava da un senso di inferiorità che egli inevitabilmente avvertiva, ma dall’atteggiamento di parità con cui veniva accolto. Un inaspettato senso dell’umorismo attraversava la conversazione e lasciava intendere che anche i problemi difficili talvolta hanno soluzioni di buon senso.

Eccezionale Joseph Ratzinger era per la sua cultura. Padroneggiava di prima mano teologia, filosofia, storia del cristianesimo e della chiesa. Segno di preparazione, curiosità intellettuale, studi approfonditi, disciplina. Si muoveva con agio nei principali rami del sapere e spiccava per acume critico.

Eccezionale era per la sua teologia. Fu il più grande del Novecento, autentico moderno Dottore della Fede, e ricercatore sempre innovativo: fedele alla Scrittura e alla tradizione, seppe coniugare il passato con il futuro, interpretando il primo e illuminando il secondo.

Eccezionale anche per la chiarezza del linguaggio. È facile per un accademico parlare ai suoi pari, è difficile usare espressioni e concetti che tutti comprendono. I suoi libri anche i più specialistici parlano a tutti. La sua Vita di Gesù si legge come un trattato profondo di dottrina cristiana ma anche come una vivace narrazione. E la sua celebre Introduzione al Cristianesimo è un manuale di teologia e un’opera di divulgazione e esortazione.

E infine eccezionale Joseph Ratzinger fu per la sua fede. “L’umile servo nella vigna del Signore” aveva la natura del mistico: era incrollabile perché era in comunione personale con Dio, resisteva alle critiche e alle ingiurie, risolveva i dubbi, teneva basso il tono e alta la testa, non si piegava, perché aveva fisso lo sguardo su Cristo e la Verità.

Quel 31 dicembre 2022 tutto cambiò. Non solo i fedeli, non solo gli intellettuali, non solo i politici, la Chiesa e il mondo intero, soprattutto in Europa e in Occidente, persero un punto di riferimento, una guida. Pochi come lui avevano così profondamente sfidato e scosso il mondo moderno. Pochi avevano combattuto con così tanta fermezza contro il laicismo. Pochi erano stati tanto ascoltati come lui. Illustri capi di Stato e di governo venivano a Roma per incontrarlo. Ebbe il coraggio di riconoscere che il cristianesimo in Europa diventava sempre più una religione e una cultura marginale e si appellò, ricambiato, alle “minoranze creative” dei giovani: quelli che non desistono, che non sono opportunisti, che non fanno calcoli di onori, carriera, potere, popolarità, e professano il Vangelo.

A questi giovani desidero ricordare due pensieri di Joseph Ratzinger che sono di così drammatica attualità che dovrebbero diventare la nostra bandiera.

Il primo pensiero è rivolto all’Occidente e in particolare all’Europa, che accusò di apostasia del cristianesimo: “c’è un odio di sé dell’Occidente – scrisse – che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l’Occidente tenta sì in maniera lodevole di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua storia vede ormai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo”. È per questo che, quando si confronta con altre religioni e culture, l’Europa ha paura e si nasconde. Benedetto XVI lo disse con coraggio che non si è più sentito: “nella nostra società attuale, grazie a Dio, viene multato chi disonora la fede di Israele. Viene multato anche chiunque vilipenda il Corano e le convinzioni dell’islam. Se invece si tratta di Cristo e di ciò che è sacro per i cristiani, ecco che allora la libertà di opinione diventa il bene supremo” (Senza radici, 70-71).

Il secondo pensiero è rivolto alla Chiesa. Ne denunciò la perdita di spiritualità. Scrisse: “nella Chiesa, oggi, quanto più essa si concepisce soprattutto come istituzione che promuove il progresso sociale, tanto più inaridiscono in essa le vocazioni al servizio del prossimo: quelle forme di servizio ai vecchi, agli ammalati, ai bambini che godevano invece di così buona salute, quando lo sguardo era ancora essenzialmente rivolto verso Dio. Il richiamo di Cristo – «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, tutto il resto vi sarà donato in sovrappiù» (Mt 6,33) – si dimostra vero qui per così dire in modo semplicemente empirico”  (La vera Europa, 148). Dovremmo ricordarcene in un momento come l’attuale in cui l’interesse della Chiesa sembra spesso essere più la giustizia sociale che la salvezza spirituale.

Benedetto XVI ci disse anche che noi stiamo vivendo come nell’Impero Romano al tramonto. Possiamo aggiungerci una differenza enorme: che sulle ceneri di quell’impero si diffuse il cristianesimo, sulla nostra crisi invece si espande l’aridità secolarista delle anime.

Non abbiamo un obbligo di circostanza di ricordare quella gigantesca figura di uomo, pastore, teologo, Papa, quale fu Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Abbiamo soprattutto il dovere di testimoniare la sua fede e la sua parola. Anche se non ce siamo sempre accorti, con lui abbiamo attraversato la storia cristiana.

Lucca – Chiesa di Santa Maria della Rosa – domenica 31 dicembre 2023, ore 9.30                                                       

Marcello Pera

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